«Era un alveare e, proprio come un alveare, brulicava di vita»: così Carl Philipp Emanuel Bach, secondogenito del grande Johann Sebastian, descriveva la propria abitazione e la vivace atmosfera che la animava. Durante gli anni in cui a Lipsia il padre ricopriva la carica di Kantor presso la Thomasschule, non è infatti difficile immaginare l'attività frenetica che, per far fronte ai numerosi servizi liturgici della città, a ogni ora del giorno movimentava il focolare domestico dei Bach. Oltre alla composizione vera e propria (che spettava al capofamiglia), c'era il lavoro di copiatura e di correzione delle partiture, e poi le prove, l'insegnamento, lo studio. In questa sorta di laboratorio si sono formati tutti i componenti della ricchissima prole del Maestro di Eisenach (diciassette figli, di cui ne sono sopravvissuti all'infanzia solo dieci), la maggior parte dei quali ha saputo dimostrare spiccate attitudini creative; ricoprendo posizioni di rilievo nel mondo musicale del XVIII secolo e raggiungendo importanti esiti artistici, come dimostrano due recenti produzioni discografiche.
A partire dalla Resurrezione e Ascensione di Gesù di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) oggi riproposto con esito assolutamente convincente dal direttore belga Sigiswald Kuijken, a capo del gruppo vocale Ex Tempore e di quello orchestrale La Petite Bande (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music); una lettura dalla forti tinte drammaturgiche di un lavoro che rompe ogni equilibrio formale per lasciare spazio alla raffigurazione poetica degli ultimi, straordinari eventi terreni legati alla figura di Cristo.
Differente per ispirazione e cifra stilistica risulta l'oratorio Gioas, Re di Giuda, concepito da Johann Christian Bach (1735-1782) su libretto di Pietro Metastasio: l'interpretazione degli ensemble vocali e strumentali Rheinische Kantorei e Das Kleine Konzert diretti da Hermann Max (2 cd pubblicati da Cpo e distribuiti da Sound and Music) conferisce particolare rilievo a un linguaggio fine ed elegante, maggiormente legato allo spirito operistico settecentesco più che all'austera vena della tradizione musicale liturgica tedesca. E l'ombra dell'illustre genitore sembra ormai essersi dileguata per sempre.