Si rimpicciolisce la spesa degli italiani. Ma migliora la qualità degli acquisti
di spesa. Se, tuttavia, a questo indicatore si aggiunge la diminuzione pressoché generalizzata delle vendite registrate dai diversi canali commerciali alimentari, l'impressione che le cose non vadano benissimo si fa più forte.
Stando ai risultati di un'indagine condotta da Coldiretti e presentata qualche giorno fa, la spesa settimanale delle famiglie italiane per il cibo si sarebbe "alleggerita" di circa 2,5 chili raggiungendo il minimo storico da 10 anni. L'organizzazione agricola sottolinea però subito: la minore quantità sarebbe accompagnata da una più alta qualità nutrizionale e ambientale.
E' certamente vero. Di fatto però, pare che nel giro di un decennio il carrello della spesa settimanale sia passato da 21,4 chili a 18,9 chili. Segno anche di una nuova cultura del cibo, che rende più attenti e accorti a ciò che si compra. Lo dimostrerebbe secondo i coltivatori l'aumento dei consumi di prodotti appartenenti all'ambito "benessere e salute" che sono cresciuti dell'8,4% sulle vendite in volume e del 9% su quelle in valore nell'ultimo anno. Gli italiani, d'altra parte, cercano più di prima prodotti garantiti e di origine sicura. Una buona considerazione sembra abbiano anche i prodotti a chilometri zero. Uno dei segnali più interessanti è poi quello degli acquisti di carne. Alimento per eccellenza "dei ricchi", oggi la carne è acquistata meno dagli italiani (-5% nel 2016, secondo Ismea) ma viene scelta con maggiore attenzione.
Accanto alla borsa della spesa che si rimpicciolisce, devono poi far pensare gli ultimi dati sui canali commerciali nostrani. È sempre Coldiretti a segnalarlo. Nel febbraio scorso le vendite negli ipermercati alimentari sono scese dell'1,5%, quelle delle piccole botteghe alimentari dell'1,4%, quelle dei discount del cibo dell'1,2%. In generale il settore alimentare ha fatto registrare un calo pari all'1,2%. Certo crescono forme alternative di vendita (come quelle via web), così come i mercatini degli agricoltori. Anche questi sono segnali importanti da tenere sott'occhio.
C'è quindi in Italia una sorta di evoluzione delle abitudini alimentari. Cosa buona, a patto che i consumi alla fine tengano e che la domanda alimentare interna non segni eccessivamente il passo. È vero infatti che il nostro settore agroalimentare è il più invidiato al mondo e che le nostre vendite all'estero viaggiano a gonfie vele, ma anche è anche vero che non si può fare a meno di un mercato interno solido e importante.