Guai all'incauto – avverte J. R. R. Tolkien in Albero e foglia – per il quale esiste una fuga sola, e non sa distinguere tra la fuga del disertore e quella del prigioniero: codarda e irresponsabile la prima, valorosa e responsabile la seconda. Gli ultimi giorni dell'anno dei quotidiani offrono tante fughe di entrambi i tipi. Sicuramente del primo è quella di cui scrive Antonio Dipollina a proposito del film-evento dell'ultimo scampolo di 2021, Don't Look Up, che su “Repubblica” (29/12) finisce addirittura in prima pagina. La catastrofe incombe ma nessuno ha il buon senso di guardare nella direzione giusta e tutti distolgono lo sguardo, in fuga irresponsabile dalla realtà: «Un film perfetto» scrive Dipollina, sapendo di scatenare il putiferio tra favorevoli e contrari. Sicuramente del secondo tipo è la straordinaria fuga del piccolo, piccolissimo, minuscolo Lorenzo raccontata da Zita Dazzi (“Repubblica” (23/12). Titolo: «“Lorenzo pesava tre etti e non voleva morire, così abbiamo salvato il bimbo piuma”». Dazzi intervista Ernesto Leva, direttore del Dipartimento di Pediatria chirurgica del Policlinico di Milano, sulla straordinaria fuga dalla morte del neonato Lorenzo, 370 grammi: «Ha fatto capire subito che voleva vivere a tutti i costi». Per amaro contrappasso, del primo tipo è la fuga dalla natalità sulla quale si sofferma Miguel Gotor (“Repubblica”, 28/12), titolo: «Il Papa e la denatalità. L'inverno demografico», fuga che ha tante cause e fuggitivi non tutti irresponsabili, no: spesso semplicemente spaventati. Fuga biasimevole, vile e vergognosa è quella dalla memoria di piazza Tienanmen, con l'ultima statua rimossa a Hong Kong, vicenda raccontata da molti (24/12): con ampio spazio da “Corriere” (pagina 21) e “Repubblica” (pagina 25), più in piccolo dalla “Stampa” (pagina 23). Di un'ultima grande fuga del secondo tipo abbiamo già scritto due giorni fa: l'evasione dall'apartheid del Sudafrica di Tutu, che a Tolkien sarebbe piaciuta tantissimo.