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Shakespeare, il «mago» di Kraus

Alfonso Berardinelli sabato 19 gennaio 2013
Nella Vienna di primo Novecento la presenza di Karl Kraus con la sua rivista "Die Fackel", la Fiaccola, incendiò gli ambienti sia letterari che politici. Kraus è uno degli autori fondamentali della modernità novecentesca, uno dei suoi imprescindibili inventori, da accostare a Kafka, Proust e Joyce. Satirico apocalittico e «genio mimetico» (come lo definì Benjamin), scrittore che fu regista e attore di se stesso nelle sue travolgenti letture teatrali, Kraus rivoluzionò la comunicazione letteraria pur restando fondamentalmente un saggista, un critico, un filosofo del presente: assolutamente concentrato sulla contemporaneità, letta come storia che arriva al suo appuntamento con la catastrofe e l'autodistruzione, culminata nella guerra 1914-1918 e più tardi nel nazismo.Fu il più giornalista degli scrittori e il più antigiornalista dei giornalisti. Come Kierkegaard nell'Ottocento a Copenhagen, Kraus a Vienna ha fin dall'inizio piena coscienza che la comunicazione pubblica crea la realtà e ha il potere di distruggerla. Il linguaggio è perciò il primo e il più vero campo di battaglia per chi voglia esprimere il massimo di autocoscienza storica. Le parole e le idee dei giornali vanno sfidate e combattute, satireggiate e fatte esplodere con l'uso di un opposto linguaggio pubblico, quello del teatro. La scrittura di Kraus è sempre virtualmente teatrale, è parola scritta che contiene una potenza e potenzialità teatrale. Dalle pagine della "Fackel" al Burgtheater di Vienna, Kraus comunica con lo stesso stile e con tutto se stesso: lui stesso, con la sua persona, medium vivente del potere critico e di verità del linguaggio.Con il suo studio Karl Kraus e Shakespeare. Recitare, citare, tradurre (Quodlibet) Irene Fantappié mostra di essere oggi, appena trentenne, la migliore studiosa italiana di Kraus. La sua scelta di concentrarsi sul rapporto Kraus-Shakespeare non è stata una scelta limitativa, ma un modo di puntare al cuore della vocazione e del metodo di Kraus. Il sottotitolo del libro annuncia in copertina le tre sezioni in cui si articola l'analisi. Benché Kraus non conoscesse l'inglese, sceglie Shakespeare come autore guida e testo sacro, incarnazione suprema della lingua in tutti i suoi aspetti. Del resto già nel 1902 aveva scritto che «Shakespeare sapeva già tutto» e quindi per riattivare e rimettere in circolo il suo profetico «sapere già tutto» dell'oggi, doveva essere ritradotto, citato, recitato. Contro la menzogna e la «magia nera» giornalistica, Kraus sposta Shakespeare nel contesto dell'attualità, resuscita con la sua «magia bianca» le verità di un passato sommerso che superano il presente.