Verso dove guardano le modelle mentre muovono i loro passi durante le sfilate di moda? Fissandosi in direzione di quali punti imprecisati dell’orizzonte i loro sguardi traggono la determinazione necessaria ad aumentare efficacia del portamento, eleganza dell’incedere? Per ottenere maggiore consapevolezza di sé, che vuol dire anche maggiore indipendenza dagli sguardi altrui, uno dei criteri è l’arte dell’auto-osservazione. Guardarsi da fuori, dandosi valore grazie a un essersi messi in prospettiva. Principio etico prima che estetico, analogo a quello adottato nelle sue sfilate di moda da Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica della Maison Dior. Sullo sfondo, dietro alle passerelle dove le modelle sfilano, Chiuri ha voluto disporre gigantografie in bianco e nero di famosi sguardi femminili della pittura rinascimentale. Sia la dama con l’ermellino leonardesca, sia la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, l’utilizzo è stato subordinato a stesso risultato: l’ottenere un “doppio sguardo”, dove gli occhi del passato sullo sfondo rendano più incisivo e focalizzato lo sguardo del presente. Interessante la possibilità di un vedersi da fuori grazie all’artificio di occhi “antichi”. Uno sguardo di memoria che è monito a meglio scrutare, con maggiore autorevolezza e determinazione.
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