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Settecento magnifico e sconosciuto Alessandrini riscopre Bononcini jr

Andrea Milanesi domenica 25 novembre 2012
Un compendio essenziale dei basilari principi formali e stilistici che hanno caratterizzato il repertorio della musica sacra nel primo Settecento: è questa la cifra distintiva del nuovo progetto discografico firmato da Rinaldo Alessandrini alla testa dei cantanti e degli strumentisti del suo complesso Concerto Italiano. Ne è protagonista assoluto il modenese Antonio Maria Bononcini (1677-1726) – figlio del più famoso Giovanni Maria – che fu attivo tra Roma e Bologna prima di stabilirsi nel 1700 a Vienna dove ricoprì la carica di Kapellmeister della Corte Imperiale dal 1705 al 1713, anno in cui ritornò nella città natale per trascorrere il resto della sua vita al servizio del casato estense.L'album raccoglie due partiture tutte da scoprire: da un lato lo Stabat Mater in do minore per quattro voci soliste, coro a quattro parti e orchestra d'archi, dall'altro la Messa concertata a cinque in sol minore per soli, coro, archi e basso continuo, qui proposta in prima incisione mondiale (cd pubblicato da Naïve e distribuito da Self). La trama contrappuntistica appare particolarmente densa in entrambi i lavori, aspetto che, unitamente all'accuratezza della scrittura e a una spiccata propensione verso il virtuosismo, ha portato lo stesso Alessandrini a paragonare queste opere a quelle dei grandi compositori attivi a cavallo tra XVII e XVIII secolo, Bach in testa.Ristabilite le debite proporzioni, si tratta comunque di musica davvero sorprendente, solida nell'impianto strutturale e ricca di sfumature che ne impreziosiscono il clima espressivo; più dirette e di facile presa, le arie solistiche si fanno apprezzare per la loro eleganza melodica e hanno spesso il compito di stemperare le tensioni generate dagli interventi corali e dal rigore delle loro architetture. Nello Stabat Mater il sapiente e continuo uso di dissonanze e cromatismi evidenzia la dimensione più teatrale del quadro che ritrae la Vergine ai piedi della Croce, ma è la grandiosa Messa a colpire per la sua impronta nel contempo organica e multiforme, splendida ribalta per valorizzare i colori strumentali e la tecnica vocale dei componenti del Concerto Italiano, sempre attenti ad assecondare con rispetto e sommo gusto ogni dettaglio della musica così come del testo.