Dell'unico film italiano,
Miele, che andrà alla rassegna di Cannes e che sui giornali "laici" ha incontrato successo perché tratta dell'eutanasia ignorando l'etica, si è già occupato Rosso Malpelo, nella sua rubrica, lo scorso venerdì. Non occorre, dunque, parlarne una seconda volta, ma basterà riflettere soltanto su due sintetici giudizi che ne hanno dato (martedì 30)
il manifesto e il
Corriere della sera. Il primo ha scritto che «ogni uomo ha il diritto di decidere del proprio corpo»; il secondo ha parlato della «scelta di un film senza verità assolute». Questi due concetti, applicazioni del "principio di autodeterminazione" e abbastanza fascinosi per le coscienze deboli, esprimono giudizi oggi assai diffusi. Giacché, però, quel «verità assolute» inesistenti dovrebbe valere anche per l'uomo e per i suoi comportamenti etici, sarà bene ricordare che l'essere umano non è soltanto un corpo nemmeno quando la sua mente (deliberatamente non parlerò di anima) si esprime su ciò che di esso è "fisico" e che la sua libertà di agire anche su se stesso a suo piacimento e "senza verità assolute", non costituisce un "diritto" (anche i diritti devono fondarsi sulla verità), ma solo una scelta di cui assume la responsabilità, oppure un desiderio. L'affermazione del
Corriere è, invece, qualcosa di più grave, perché sintetizza quel modo agnostico e irrazionale di pensare alla verità etica e di negarne l'esistenza, che non è soltanto un'esaltazione della non-verità e una negazione di Dio. È il pensiero laicista, agnostico e ateista che fonda il relativismo, il pluralismo etico e, in ultima analisi, ciò che si può chiamare società multicaotica, ma da cui dovrebbe rifuggire chiunque abbia a cuore uno statuto dell'uomo. Senza verità assolute ci troveremmo dinanzi a un'antropologia nichilista sulla cui base non sapremmo più nemmeno chi o che cosa sia l'uomo.A CHE PENSA IL PRIORE?Per i settant'anni di Fratel Enzo Bianchi è stato edito da Einaudi un grosso volume ricco di testimonianze: "La sapienza del cuore - Omaggio a Enzo Bianchi" (pagg. 760, euro 28).
La Repubblica – presentandolo contemporaneamente a questo giornale, al
Corriere della Sera e a
La Stampa – ne anticipa (mercoledì 1) il contributo di Michele Serra, il quale, con una punta di amichevole invidia per il priore di Bose, lo definisce «un padrone del proprio tempo». Tempo, soprattutto, per «pensare, leggere e scrivere». Ma pensare e scrivere che cosa? Per esempio, «per godersi il proprio sguardo sul mondo come il dono più prezioso che la vita può consegnarci». Ho letto tutto il contributo di Serra (è breve), ma non ho trovato citato nessuno degli altri doni che un monaco va sicuramente cercando. Che so? La vita, Dio, Cristo, il peccato, la salvezza, l'amore per gli uomini, la pace, la Chiesa, la vita eterna... Si sforzi Serra a pensarci, magari durante il molto che scrive: li troverà e la sua amicizia con il priore crescerà.LA MESSA? È "COSTITUZIONALE"Il circolo Antonio Gramsci di Minturno ha scoperto che la Messa può essere «incostituzionale». Lo è, sostiene, quando nella locale chiesa di San Francesco viene celebrata «in memoria di Mussolini» nell'anniversario della sua morte (28 aprile). Si tratta, scrive
Il Fatto Quotidiano di cosa che merita «il massimo sdegno», una «inqualificabile iniziativa». Le Messe, però, in suffragio (non in memoria) si celebrano perché Dio perdoni i peccati del defunto e trattandosi, in questo caso, di Mussolini, quella di Minturno è sicuramente… costituzionale.