"Senza speranza comunque sperare". Storie di riscatto dall'Ucraina
"No, attraverso le lacrime voglio ridere. Nella sventura cantare canzoni. Senza speranza comunque sperare. Voglio vivere! Via, tristi pensieri!". A soli 19 anni, nel 1890, colpita dalla tubercolosi, la poetessa ucraina Lesia Ukrainka scrive la poesia Contra spem spero in cui descrive una lunga notte invernale di sofferenza, mentre combatte contro il suo dolore e spera nella primavera. Sono questi versi a dare il titolo e a introdurre "Contra spem spero. Storie dall’Ucraina", la mostra che fino al 15 ottobre si potrà visitare alla Fondazione Stelline di Milano, in Corso Magenta (martedì - domenica, ore 10 - 20, con ingresso gratuito): 11 fotografi ucraini - Lyubov Durakova, Nazar Furyk, Kateryna Aleksieienko, Alena Grom, Gera Artemova, Mykhailo Palinchak, Elena Subach, Pavlo Dorohoi, Serhiy Korovainyi, Dmytro Tolkachov, Volodymyr Petrov - condividono i loro progetti documentaristici e artistici sulla vita durante il periodo della guerra con uno sguardo autentico sul dramma, ma mai senza speranza.
I palazzi del quartiere Saltivka di Kharkiv sono come "fari" nella notte. - Povlo Dorohoy
Una mostra a cura di Kateryna Radchenko, fondatrice del Festival internazionale di fotografia contemporanea Odesa Photo Days, organizzata dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia e dalla Fondazione Stelline con il supporto della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, l’Ambasciata di Spagna in Italia, l’Ambasciata di Svezia in Italia e l’Ambasciata d’Ucraina in Italia con il patrocinio di Regione Lombardia e Comune di Milano. "La guerra in Ucraina infuria da nove anni ed è passato più di un anno da quando la Russia ha lanciato un'invasione su larga scala - afferma la curatrice Radchenko -. È difficile esprimere a parole il complicato mix di sentimenti provati dagli ucraini. Ritengo che le storie visive possano raccontare con maggiore precisione cosa significhi vivere in tempo di guerra e mantenere ancora la speranza nei nostri cuori". Storie visive che vanno da quella della documentarista ucraina che si è arruolata nelle Forze Armate a quella della gente di Kyiv che si confronta in uno spazio vitale profondamente segnato dalla guerra con una nuova "normalità", fino al diario personale, per immagini, dei rifugiati ucraini in Polonia o i fili d’erba che nonostante tutto crescono fra le macerie. "La fotografia è una fissazione materiale delle immagini terribili della guerra che la Russia ha iniziato contro l'Ucraina, la guerra che non sceglie determinati obiettivi, ma distrugge tutto ciò che può essere distrutto: vite umane, cultura e storia del Paese", ha detto l’Ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk durante la presentazione. "Promuovere queste testimonianze ci aiuta a riflettere insieme sulle varie fasi dell’aggressione - la lotta, la speranza e il dopo - che ci vede tutti coinvolti anche se in modo diverso. La posta in gioco è alta, come ha più volte ribadito la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: ad essere minacciati sono i valori fondamentali che ci accomunano", ha detto la Capa Rappresentanza della Commissione europea a Milano, Claudia Colla.
Scorrendo le foto, fino alla fine, si arriva agli scatti di Povlo Dorohoy: i palazzi del quartiere Saltivka di Kharkiv, sono come "fari", segnale e simbolo di speranza, sotto le stelle. "Da piccolo - annota il fotografo ucraino - osservavo dal balcone del nono piano come si accendevano e spegnevano le luci alle finestre la sera. Era il mio rituale quotidiano che mi faceva sentire sicuro e fiducioso che nulla sarebbe cambiato l’indomani. Le finestre delle case vicine erano più eccitanti delle stelle, perché erano più vicine e potevo sentire il loro calore. Mi piaceva il fatto che ogni notte la gente accendesse e spegnesse quelle stelle. È un bene che a Saltivka ci siano ancora stelle sporadiche. Danno calore e speranza che un giorno diventeranno di nuovo costellazioni". La speranza, anche quando la speranza sembra non esserci.
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