Carlo Bordoni, nel suo nuovo libro Il paradosso di Icaro. Ovvero la necessità della disobbedienza (il Saggiatore, pagine 352, euro 21,00), tenta una sintesi ambiziosa e insieme divulgativa degli attuali problemi della modernità occidentale. Libro avvincente ma anche squilibrato e iperbolico nel suo tentativo vertiginoso di ridurre a unità antropologia, filosofia e storia del nostro mondo. È probabile che l'idea greca di hybris, di oltranza e superamento del limite, che domina il libro, abbia in parte contagiato anche l'autore. Si va dal mito e dalla filosofia greca, da Prometeo (eroe colpevole e fondatore della civiltà umana) al rovesciamento di prospettiva prodotto dalla modernità borghese, illuminista, capitalistica tuttora in azione, ossessionata dall'idea di un progresso ininterrotto e senza limiti. Per i Greci il superamento del limite stabilito nell'ordine di un cosmo custodito dalle divinità olimpiche, era punito dalla Nèmesi, dea della giustizia e della punizione divina. Per gli occidentali moderni l'ordine cosmico e la realtà sia naturale che storica vanno invece continuamente oltrepassati, violati, dominati, migliorati... È l'umanità attiva, è l'homo faber il solo giudice del giusto e dell'ingiusto, del lecito e del proibito. Questo antropocentrismo prometeico ha naturalmente i suoi prezzi. Se non si sanno prevedere gli effetti dello sviluppo capitalistico e tecnico, questi effetti arriveranno a smitizzare l'idea di progresso illimitato e a punire un'umanità che si crede responsabile del proprio destino pur vivendolo in modo irresponsabile. L'idea del sacro, di qualcosa che va mantenuto intoccabile, immodificabile e puro, accomunava la più arcaica delle forme religiose, l'animismo (ogni cosa ha un'anima), e la religiosità greca, quelle orientali e il cristianesimo. Oggi l'idea del sacro è ignorata. Nel capitolo conclusivo Bordoni scrive: «L'uomo tende a divenire autore della sua stessa Nèmesi. Sostituendosi a Dio e mettendo in atto un profondo, quanto incontrollato stravolgimento della natura, ha prodotto le condizioni necessarie e sufficienti per garantirsi l'autopunizione». Ma già nella citazione da Theodor Adorno la critica all'idea di progresso diventata idolatria era chiara: «Progresso significa liberarsi dai ceppi del potere magico e tirannico, anche dai ceppi del progresso [...] Si potrebbe dunque affermare che il progresso si realizza davvero là dove si ferma».