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Senza riforme, i campi in crisi

Andrea Zaghi sabato 26 luglio 2008
L''agricoltura tiene ma non recupera quanto ha perso negli ultimi anni. È la sintesi delle condizioni di un settore che continua a rappresentare una parte importante dell'economia nazionale (basta pensare al ruolo del cosiddetto made in Italy), ma che stenta a trovare la strada giusta per affrancarsi da problemi strutturali che ne frenano la crescita. Per capire, basta guardare ai dati presentati proprio ieri dall'Inea (l'Istituto nazionale di economia agraria) e riferiti al 2007, un altro anno registrato come "difficile" per il settore.
Secondo quanto rilevato, complessivamente la produzione è rimasta stazionaria e " nonostante una crescita dei prezzi di base che ha contribuito ad un aumento del valore della produzione (+2,5%) " non ha recuperato pienamente i valori del 2004 arrivando, invece, ai livelli del 2002. Guardando più nel dettaglio, la fotografia che l'Inea ha scattato è piuttosto desolante. Solamente la zootecnia è riuscita a crescere (+3,3% in termini reali) mentre la gran parte delle produzioni vegetali ha totalizzato solamente segni meno. Certo, il considerevole aumento dei prezzi di molti prodotti ha consentito un ampio recupero del crollo produttivo subito nell'anno precedente. Ma questo fenomeno non ha certo consolato i produttori agricoli che si sono ritrovati, a loro volta, a dover contrastare un forte aumento dei costi di produzione. Detto in termini economici, la crescita dei prezzi dei prodotti agricoli non è stata sufficiente a migliorare la redditività del settore, ma ha consentito solo di attenuare in parte gli effetti di una ben più rilevante crescita dei prezzi dei mezzi tecnici acquistati per la produzione (+6,2%). Ancora una volta, secondo l'Inea, la cosiddetta "ragione di scambio" è stata nettamente sfavorevole all'agricoltura. L'aumento dei prezzi dei mezzi tecnici ha provocato un ulteriore peggioramento del potere d'acquisto degli agricoltori. Una situazione grave, quindi, che solo in parte è stata mitigata dal miglioramento della bilancia degli scambi con l'estero caratterizzati da un aumento dell'export maggiore di quello dell'import.
Certo, ha ragione la Coldiretti a segnalare che, invece, nel primo trimestre di quest'anno il valore aggiunto del comparto ha ripreso a crescere. Così come giustamente l'Ismea ha indicato che, per quanto concerne i prodotti "a marchio" Dop e Igp, il fatturato nel 2007 è cresciuto del +7,9% alla produzione e del 5,4% al consumo e che l'Italia, ormai è in testa alla classifica europea per queste categorie di prodotto.
Ma " senza considerare l'andamento negativo dell'industria alimentare, la forte esposizione con le banche e la perdita di occupazione " l'indicazione di fondo rimane: la nostra agricoltura ha bisogno di uno scatto in avanti che non può arrivare se non da politiche diverse dal passato, politiche nuove, che puntino sulla competitività delle produzioni e sul rafforzamento della parte agricola delle filiere. Politiche che, però, appaiono ancora tutte da inventare.