Da ieri è iniziata la Settimana nazionale 2015 della bonifica e dell'irrigazione. Non è una festa bucolica, ma l'occasione per ripensare ad un ambito – quello del governo dell'acqua e del territorio – che troppo spesso viene trascurato e costa milioni di euro oltre che migliaia di ettari di patrimonio ambientale e, spesso, decine di morti.A sollevare l'argomento è, come sempre, l'associazione nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi), che ricorda subito un dato: molto si è fatto, ma molto di più occorre ancora fare. Basta pensare che il programma di interventi previsti per il Piano irriguo nazionale del 2004 contemplava un fabbisogno complessivo di circa 7.000 milioni di euro. Finora però sono stati finanziati interventi per circa 1.600 milioni di euro. Ovviamente troppo poco. Intanto, l'emergenza è diventata l'abitudine. «Allo stato attuale – spiega l'associazione – esistono notevoli necessità per manutenzioni straordinarie ed adeguamenti degli impianti irrigui esistenti, nonché per nuove opere ora più che mai indispensabili, anche in relazione alla sempre più accentuata variabilità climatica».Già, perché a complicare le cose, oltre ai dissesti già avvenuti e alla mancanza cronica di fondi, pare ci si sia messo anche il clima con le sue bizze. Senza contare il conflitto – spesso apparente – fra usi agricoli e usi industriali e civili delle acque. Intanto, l'Italia soccombe sotto l'acqua. Sempre secondo Anbi, nel 2014 si sono verificati 16 alluvioni in tutta la Penisola che hanno provocato 24 morti e colpito città importanti come Genova e Milano. Nel Paese, ad oggi, sono a rischio idrogeologico 6.251 scuole e 547 ospedali; circa 6 milioni di abitanti vivono in territori a «criticità idraulica elevata».Eppure, l'Italia è coperta da una fitta rete di canali e opere di scolo, migliaia di chilometri di tubi, decine di migliaia di sbarramenti, opere idrauliche, impianti di sollevamento, briglie e argini da fare invidia a molti altri Paesi. Senza dire dei Consorzi di bonifica che, fra l'altro, producono anche energia per milioni di kwh. Ma questi benemeriti della difesa idraulica nazionale devono fare i conti con pochi soldi e la concorrenza della cementificazione: 369 metri quadrati per abitante, molto di più della media europea. Insomma, l'Italia è certamente la terra della dieta mediterranea, del bel paesaggio e dell'arte, ma lo è anche del cemento, dell'urbanizzazione senza controllo e dello spopolamento delle valli interne e montane. Condizioni che, queste sì, configgono e fanno danno. Di fronte a tutto ciò, l'Anbi ostinatamente indica una sola soluzione: più risorse per la manutenzione del territorio. Ma occorrono cifre plurimiliardarie da capogiro. Che nessuno pare abbia.