Sei consigli etici e un punteruolo: per ricordarci della responsabilità
Li scorro tutti e sei, disposti come sono, nell'infografica, in maniera circolare (a dire che non esiste al loro interno un ordine di priorità), e penso a quanti orrori digitali ci risparmieremmo di assistere o persino partecipare se essi divenissero patrimonio condiviso. “Comprendere”, ad esempio, è in realtà un imperativo. “Equivale a interpretare”, e ci si riesce meglio se ci si “libera da pregiudizi, precomprensioni e distorsioni”. “Bene/male” rimangono tali e “Violenza e odio” non sono moralmente meno gravi se “mediati dall'elettronica”: due consigli che pesano sui videogiochi, anche offline, e sulla pornografizzazione di tanta parte della Rete non meno che sui contenuti che postiamo. E poi il consiglio del “rispetto”: ovvero “riconoscere la dignità che ciascuna persona e relazione porta intrinsecamente con sé, anche nella mediazione digitale”.
Lo scopo di “Ethical Brainframe”, spiega don Sanavio, è «fornire una cornice di riferimento per l'assunzione di responsabilità nell'ambiente digitale». Di responsabilità si parla sia nel consiglio della “percezione” (“mediata dalle tecnologie digitali, può distorcere il senso di responsabilità” e “l'impatto di attacchi e vessazioni”), sia in quello della “verifica” (è una “seria e doverosa responsabilità morale verificare le informazioni” ricevute e/o trasmesse). Il mio consiglio aggiuntivo è incidere con un punteruolo la parola “responsabilità” su tutte le nostre piattaforme hardware: per essere sicuri che non vada cancellata.