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Seguire Cristo, moltiplicazione di vita

Ermes Ronchi giovedì 11 ottobre 2012
XXVIII Domenica, Tempo Ordinario, Anno BIn quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». (...) Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».Un tale corre incontro al Signore. Corre: un gesto vivo che esprime entusiasmo e desiderio. Si getta ai piedi di Gesù, con slancio, con fiducia; parla e pone domande grandi; fin da ragazzo ha sempre osservato la legge: è davvero una bella persona. E in più fa un'esperienza da brivido, sente su di sé lo sguardo di Gesù, sguardo come d'innamorato, riferisce Marco: Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò.Quel giovane corre un grande rischio, interroga Gesù per sapere la verità su se stesso. E non è in grado di sopportarla. Vuol sapere se è vita o no la sua, chi è davvero. Infatti notiamo che non ha un nome, è «un tale» di cui non sappiamo nulla se non che è molto ricco. Il denaro è diventato la sua carta d'identità, il suo nome e cognome. Per tutti, fino ad oggi, è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi si sono incontrati con Gesù, e hanno tutti un nome, perché hanno scoperto il loro più autentico essere non in ciò che possiedono, ma come rapporto con gli altri.È questo che intende Gesù, quando sorprende il giovane con la sua proposta: il tuo denaro dallo ai poveri! Tutto ciò che hai, tutto ciò che sei deve diventare strumento di comunione. Quello che Gesù propone più ancora che la povertà è la condivisione. Più che la rinuncia, è la libertà. Con i poveri, contro la povertà.Ciò che il Maestro d'umanità sogna non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e in comunione. Il tuo denaro ai poveri, e tu con me. Capovolgere la vita: prima le persone e dopo le cose. Le bilance della felicità infatti che cosa pesano sui loro piatti? L'oro, lo «spread», l'indice della Borsa? No, pesano le relazioni, il dare e il ricevere amore. Gesù ha un progetto di umanità, vuole estendere a livello di massa le relazioni buone della famiglia. Lo vediamo dal seguito del racconto. Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli. La vita si riempie di volti e di legami buoni, come si è riempita di volti la casa di Zaccheo, il ricco che ha detto: ecco metà dei miei beni li dò ai poveri. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione di vita: lasciare tutto ma per avere tutto. Seguire il Vangelo non è rinuncia, ma incarnare un'altra logica del vivere, per un cuore moltiplicato, per cieli nuovi e terra nuova. Allora capiamo che il «Regno di Dio verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme» (Giovanni Vannucci). Che ogni discepolo vero può pregare così: «con gli occhi nel sole / a ogni alba io so / che rinunciare per te / è uguale a fiorire» (Marina Marcolini).(Letture: Sapienza 7, 7-11; Salmo 89; Ebrei 4, 12-13; Marco 10, 17-30).