Rubriche

Se una nascita può costare la vita di quattro fratelli

Pier Giorgio Liverani domenica 2 ottobre 2016
La notizia, dal Belgio, della prima eutanasia di minore (in realtà, suicidio assistito) e, dopo dieci giorni, della nascita in Messico di un bambino (Abrahim Hassan, che ora ha 5 mesi) con un solo padre ma con due madri (una ha fornito il proprio mitocondrio) ha fatto sussultare i giornali. Con poche eccezioni i quotidiani se la sono cavata con i consueti due commenti: uno a favore l'altro contro, alla pari. Una soluzione comoda per non scontentare i lettori dell'uno e dell'altro parere. Forse mancava il coraggio delle proprie idee? Del resto, gli “scienziati” hanno ammesso – scrive Il Corriere della Sera, mercoledì 28 – di aver «effettuato il trattamento genetico in Messico, dove non ci sono divieti» (si noti il “trattamento genetico”: l'Antilingua usata per non dire concepimento artificiale, che fa impressione). Il Corriere scrive che si tratta di «scienza che libera da una natura che non è benigna», mentre La Repubblica raccoglie anche l'«approccio etico» del team americano: «Non abbiamo distrutto embrioni e tra i 5 fecondati abbiamo scelto un maschio», perché il suo seme non dà i problemi del mitocondrio. E gli altri quattro concepiti? Non erano forse altrettanti esseri umani ora a rischio di finire in un gelido dimenticatoio a meno 196 gradi o di essere gettati nel lavandino? Tanti auguri al piccolo Abrahim, sperando che non venga a sapere che la sua nascita è costata la vita di quattro suoi fratellini. Erano sani, ma la scienza li ha sacrificati in nome dell'etica. Civiltà? Nell'antico Messico, prima e dopo l'arrivo dei colonizzatori, la religione degli Aztechi – narrava nella sua Relazione sullo Yucatàn il vescovo missionario francescano Diego de Landa, spagnolo, intorno all'anno 1566 – esigeva crudeli sacrifici umani di schiavi o dei figli piccoli del villaggio come necessario alimento dei templi antropofagi che ancora oggi i turisti ammirano. Che differenza c'è?SAVIANO E CAVOURTredici pagine dell'Espresso per sostenere la liberalizzazione della cannabis con un titolo che rimanda, in modo in fondo offensivo, addirittura a Camillo Cavour: «Libera canna in libero Stato». La marijuana allo stesso livello della Chiesa? Non basta, perché è chiamato in causa anche Alessandro Manzoni con secondo titolo: «Questa legge s'ha da fare». E, per finire: «Qui cresce l'erba dei clan». In caso di legalizzazione, occorrerebbe un altro analogo slogan: «Libera droga in regalo alle cosche».FO E LE SCIMMIEIl Fatto Quotidiano (che però pubblica ogni domenica un buon commento al Vangelo) annuncia un libro di Dario Fo: «Darwin. Ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?». A questo titolo Il Fatto antepone il suo giudizio: «La Genesi era sbagliata». Doveva dunque raccontare la creazione della prima coppia di scimmie?