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Se Ulisse è «moderno», dov'è finito l'antico? Un mito del Novecento

Alfonso Berardinelli sabato 30 maggio 2009
Il culto della modernità è una delle più potenti e diffuse superstizioni della nostra cultura moderna: tautologicamente, cioè, la modernità è quella cultura che si fonda anzitutto sul mito di se stessa. In questa autoidolatria il Novecento ha raggiunto il culmine dell'infatuazione. Per tutti i primi vent'anni del nuovo secolo, l'Ottocento fu visto come un passato da dimenticare. L'atto di nascita del Novecento consisteva nell'interruzione di continuità rispetto al secolo precedente: con Freud, Einstein, le avanguardie, Pirandello, Kafka, il trionfo del marxismo e dell'anarchismo, la modernità si impose come un imperativo di liberazione dai limiti, innovazione perpetua e rivoluzione permanente. Dopo la metà del Novecento, questa scandalosa e provocatoria modernità divenne un oggetto di studio e di divulgazione accademica. Due o tre generazioni di intellettuali furono impegnate per qualche decennio a insegnare che "essere assolutamente moderni" era la sola cosa buona, mentre ogni tradizione era odiosa, ridicola, perniciosa, impraticabile.
Dopo le novità, arrivava il dogma della novità. Ripeto queste cose abbastanza ovvie perché ancora oggi dire moderno vuole dire positivo, interessante, eccitante e soprattutto migliore. Ho letto in questi giorni un articolo nel quale (non ricordo se era Magris che citava Scalfari o Scalfari che citava Magris) si definiva «moderno» Ulisse. Così il cerchio si chiude nell'insensato. Saranno moderni Rousseau, Cervantes, Leonardo. Ma Ulisse! Le più remote origini della nostra cultura possono essere lodate solo se le immaginiamo "moderne"? Perché poi sarebbe moderno solo Ulisse? Anche Giobbe, allora. Anche Davide. E se è moderna l'Odissea, perché non l'Iliade, dato che le guerre non smettono di funestarci? Moderni sono anche Ettore e Cassandra. Moderno è il mito di Prometeo, quello di Sisifo, quello del vaso di Pandora. Ma se tutta la cultura occidentale è moderna, che cos'è moderno? Dov'è l'antico?