Se tutto è arte, allora nulla lo è più
Il contenuto del volumetto è articolato in cinque saggi molto densi e un po' labirintici e centrati su vari aspetti che toccano soprattutto le arti più degradate della contemporaneità, le arti visive, da quasi un secolo devastate (ne sono convinto) soprattutto dalla latitanza, dalle reticenze e diciamo pure dal “servilismo apologetico” dei critici, che sembrano voler solo onestamente spiegare e descrivere, mentre invece inventano cose che nelle opere non ci sono: giustificano, promuovono, accettano e catalogano senza giudizio qualunque prodotto suppostamente artistico. Si moltiplica e prolifera un'arte senza arte, in cui la maestria e il talento tecnici si abbassano fino a sparire. Il “culto dell'autore” cresce così sull'irrilevanza propriamente artistica delle opere, offerte a un pubblico sia sconcertato che ipnotizzato dall'idea che tutto “può” essere arte se viene proposto come arte, se ha una firma e un prezzo. Il solo valore artistico certo è così il valore di mercato, non delle opere ma dell'autore come star mediatica. Un'arte che sembra democraticamente fatta da tutti, ma in cui misteriosamente solo pochissimi si arricchiscono.