L'umanità intera si riconosce in san Matteo, perché ognuno di noi ha il suo personale "banco delle imposte", le proprie occupazioni e preoccupazioni che spesso ci allontanano dagli altri. Ma poi il segno prodigioso: il Signore "ci vede" da lontano, come vide Matteo (o Levi) seduto a svolgere il proprio lavoro, e ci chiama. La risposta del futuro apostolo la sappiamo: si alzò, lasciò tutto e seguì il Nazareno. Che scandalo: un esattore delle tasse tra i seguaci di un maestro dello Spirito che in più si proclamava Figlio di Dio. Eppure è lì il "segreto" della fede, nella sua capacità di attrarre e di donare un senso nuovo alla vita. Forse anche per questo il Vangelo di Matteo è una mirabile tessitura tra antico e nuovo, tra le vicende di Israele e quelle di Cristo. Mancano i dati biografici su san Matteo, ma secondo la tradizione morì martire.
Altri santi. San Giona, profeta (VIII sec. a.C.); sant'Alessandro di Roma, martire (II sec.).
Letture. Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13.
Ambrosiano. At 1,12-14; Sal 18; Ef 1,3-14; Mt 9,9-17.