Se la pubblicità diventa notizia ma non consuma ogni parola
Giocata sul rosso e sul grigio, ogni spazio mostra un volto diverso: giovani e anziani, bianchi e colorati, con occhiali e senza; ma tutti sorridenti e normali, niente modelli imbronciati, ma volti sereni che comunicano non felicità esagerata, quindi effimera, ma una tranquillità consapevole, che è il vero traguardo di tutti. Ecco alcune proposte commerciali: al “nonno a tempo pieno” un robot aspirapolvere, al giovane “ritardatario imprevedibile” un orologio, all'“ambientalista determinato” un monopattino, alla “nonna bongustaia” una forma di pecorino, alla dinamica “community manager freelance” un telefonino, alla ”Dj eclettica” delle cuffie, al “papà multitasking” una lavatrice, alla “viaggiatrice curiosa”, fatalmente occhialuta, un trolley, allo “scrittore paziente” una biro, alla dottoressa lungimirante una mela e mezza. E così via, fino a esaurire l'ultimo scaffale del mercato e l'ultimo “tipo umano”. L'ultima pagina, claim “Per te”, ha alcune parole in corsivo: “storie sogni istinto passione desideri”. E il marchio reclamizzato, che le racchiude tutte. Efficace. “Istinto” è esattamente al centro. Manca però “ragione”, la nemica numero uno del consumismo. Ce la mettiamo noi, no?