Se la pubblicità all'azzardo in pagina fa disinformazione
I lettori di “Avvenire” sono smagati e hanno subito capito di quale “gioco” si tratta: azzardo, banale e volgare azzardo. È forse l'unica attività la cui chiusura ha giovato alla società italiana. Ma è solo il primo dei molti inganni contenuti nell'avviso, a partire dal fatto che l'azzardo, per legge, non può farsi pubblicità. «Il lavoro non è un gioco»: in realtà per lorsignori il gioco (d'azzardo) è un lavoro, e pure assai redditizio. Ma quale gioco? I lettori del “Corriere” l'avranno capito? Nel dubbio, aiutiamoli. Non è nascondino, calciobalilla o briscola. Sono le famigerate macchinette, le newslot di bar e tabaccherie e le videolottery delle sale; i gratta e vinci; e via dicendo. Tutelano «la salute dei clienti»? No, al contrario la minano e hanno fatto ammalare quasi un milione di italiani, che da un anno in qua, finalmente, con le loro famiglie respirano. «Gioco lecito» che «contrasta l'illegalità»? Altro inganno. Le azzardomafie si stanno ingrassando anche grazie al “gioco lecito”, come la Commissione nazionale antimafia e le numerose inchieste in tutto il territorio italiano stanno dimostrando. «150.000 posti di lavoro»? Si allude forse a certi locali, in realtà bische dove, a volte, si beve il caffè o si acquistano sigarette.
Questa pubblicità è un beffardo e forse azzardato inganno. E dispiace che un quotidiano prestigioso le abbia dato ospitalità.