La produzione agroalimentare non deve fare i conti solo con il clima pazzo e i costi alle stelle, ma anche con il problema della manodopera. E non si tratta solo di una questione italiana. In tema di lavoro nei campi, per esempio, anche i coltivatori del Regno Unito sono alle prese con gli stessi problemi di quelli italiani. È l'indicatore della necessità di un cambio di metodo generale nelle politiche agricole non solo nazionali ma europee. A rilanciare in Italia la situazione difficile dell'agricoltura inglese, è stato il Corriere Ortofrutticolo che in una nota ha spiegato come, proprio per i problemi inerenti il reperimento di forza lavoro, sarebbe stato "lasciato" sui campi un valore pari a circa 60 milioni di sterline (70,9 milioni di dollari) di frutta e verdura a causa della mancanza di addetti alla raccolta. E non solo, perché la National Farmers Union (NFU) ha rilevato come 22 milioni di sterline (26 milioni di dollari) di frutta e verdura siano stati lasciati sui campi nella prima metà dell'anno per via della carenza di manodopera. E non basta, perché gli stessi coltivatori prevedono per il prossimo anno, per gli stessi problemi, un ulteriore calo della produzione del 4,4%. Da qui, come in Italia, le richieste al governo di cambiare le regole di ingresso e di ingaggio dei lavoratori. Tra burocrazie insopportabili e regole stringenti per quanto riguarda gli ingressi nel Paese, anche gli italiani comunque continuano a fare i conti con lo stesso problema. Nello scorso maggio, Coldiretti aveva stimato in circa 100mila il numero di lavoratori stagionali che sarebbero stati necessari all'agricoltura italiana per avviare le operazioni primaverili ed estive collegate alla raccolta di buona parte delle produzioni. Una situazione solo in parte risolta che si collega anche ai particolari rapporti tra lavoratori e imprenditori agricoli consolidati ormai da anni. Si tratta spesso, hanno fatto notare in numerose occasioni i coltivatori, di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall'estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali con le imprese agricole italiane. Tutto senza contare la possibilità di coinvolgere in alcune operazioni anche «i percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani». In ogni caso, ancora una volta l'agricoltura si dimostra essere capace di produrre ricchezza e benessere, ma non riesce a superare gli impicci di regole pensate in altre epoche economiche e sociale, oltre che gli scogli creati dal clima e dai mercati internazionali.