Ormai l’abbiamo capito: l’intelligenza artificiale è ovunque. Persino a scuola. Da quando esiste ChatGPT, per esempio, studenti e insegnanti usano l’IA per fare i compiti e preparare le lezioni. Ma cosa succede se l’intelligenza artificiale sostituisce i professori e sale in cattedra? Il David Game College di Londra ha creato la prima classe scolastica del Regno Unito interamente guidata dall’IA. I 20 studenti ammessi alla sperimentazione impareranno le materie di studio utilizzando sistemi di intelligenza artificiale e visori per la realtà virtuale. In pratica, «l’IA adatterà le lezioni ai punti di forza e di debolezza di ogni studente, garantendo un’esperienza di apprendimento personalizzata». In realtà esisteranno tre insegnanti umani ma saranno chiamati a fare i supervisori. «Monitoreranno l’andamento scolastico, offriranno supporto agli studenti e insegneranno materie in cui l’intelligenza artificiale attualmente ha difficoltà, come l’arte e l’educazione sessuale». Com’era inevitabile la notizia ha aperto un dibattito. Non solo sul pericolo che le macchine sostituiscano l’uomo anche in un settore molto delicato come quello dell’educazione. Da una parte c’è chi teme che l’intelligenza artificiale possa disumanizzare l’apprendimento, dall’altra c’è chi sostiene che l’IA può valutare ogni singolo studente, creando di conseguenza un piano di studi personalizzato, con una precisione e un’efficienza superiore a un insegnante umano. Sta di fatto che, non solo la porta della scuola ormai è aperta all’intelligenza artificiale, ma in Gran Bretagna le aziende tecnologiche sono state invitate dal Governo a creare strumenti IA per ridurre il carico di lavoro degli insegnanti. Per addestrare al meglio le intelligenze artificiali destinate alla scuola il Governo ha investito 3 milioni di sterline per creare una banca dati specifica. E in Italia? Cosa stiamo facendo noi su questo fronte? Come annunciato dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a giorni partirà un progetto pilota in quindici classi di quattro regioni italiane: Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria. La sperimentazione durerà due anni e prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie tecniche e sulle lingue straniere. L’assistente virtuale sarà in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti così che il docente possa
intervenire in modo mirato per aiutare i ragazzi a superare le difficoltà. Il test durerà due anni al termine dei quali i ragazzi saranno valutati attraverso test invalsi. Una posizione molto più prudente di quella inglese, insomma. L’America, dal canto suo, ha scelto una strada ancora diversa. Attraverso la Khan Academy, un’organizzazione educativa senza scopo di lucro e specializzata nell’apprendimento digitale, ha sviluppato Khanmigo, un chatbot che farà da tutor degli studenti. Come sapete un chatbot è un software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale. Khanmigo non sostituisce gli insegnanti ma ha il compito di aiutare gli studenti nello studio, misurando i loro risultati e le eventuali lacune ma anche il loro stato psicologico, adattandosi alle esigenze di ognuno. Il punto più importante di questo modo di usare l’IA sta proprio qui: avere uno strumento che non penalizzi nessuno e che aiuti nell’apprendimento chi sa di più e chi sa di meno. Una bella sfida. © riproduzione riservata