Se l'Europa si basa solo sull'economia non avrà futuro
Oggi vale la pena di rileggerlo quando incomincia così: «Ci sono in Vaticano dei preziosi monumenti letterari, dei preziosi cimeli e mi ricordo con quale venerazione aprivo il Palinsesto del de Repubblica di Cicerone; palinsesto che aveva ispirato al nostro Leopardi una poesia famosa. Ricordo con quale rispetto li aprivo perché sentivo che qui era l'unica politica che avrei potuto imparare. Politica a lungo metraggio, di lunga storica prospettiva. Qui c'erano i principi che il vecchio e antico filosofo e politico richiamava ponendo le basi della sua dottrina sopra la repubblica. Egli tra l'altro – e questo va ricordato perché diventato spirito del mio spirito, sangue del mio sangue, parte della mia direttiva e della mia vita politica – diceva: “Non vi è altra cosa in cui la virtù umana si appressi più alla divinità che il fondatore nuovi stati, nuove città o reggere gli antichi”. Voleva significare con ciò che non c'è compito più grave e di maggiore responsabilità ed elevatezza che quello di occuparsi, in posti direttivi, della politica degli stati. Ho sentito in quel momento e risento oggi, attraverso l'interpretazione cristiana, quello che gli antichi al tempo prima e al tempo augusteo, sentivano. Il reggere uno Stato crea un vincolo intimo con Dio, nostro padre, e crea una responsabilità che è immediata verso il popolo; ma verso il popolo come apportatore della divina volontà che ci regge».
E qui finisce quella sua interpretazione cristiana dell'uomo di Stato così difficile oggi da applicarsi agli uomini politici di questa Europa che si lascia andare alle antiche lotte di potere. Anche se non ne vediamo le armature essi difendono prima i propri interessi, o comunque quelli del proprio paese senza ricordare che l'unità dei nostri popoli, fino a che si basa solo sulle avventure dell'economia non avrà futuro. Abitiamo nello stesso fazzoletto di terra e non siamo capaci di pensare prima di ogni cosa al bene comune lasciando da parte gli interessi personali. Dove abbiamo perduto lo slancio e la passione, l'onestà e la dirittura morale che avevano illuminato le figure dei grandi europei? Essi avevano il coraggio di una politica forte, mantenendo modesta la propria vita. Avevano capito, ognuno nel proprio paese che l'uomo che regge uno Stato può essere utile, non necessario e avevano l'umiltà di accettare questa situazione anche quando sentivano che il loro compito non era finito. Schuman, Adenauer e De Gasperi, tre veri cristiani hanno avuto, dopo la loro scomparsa, anni di silenzio e di disconoscenza. Oggi ritornano le loro figure sui nostri giornali, assieme ad altri grandi italiani che hanno dedicato alla storia e alla cultura la loro vita. Per restituire alla politica una dignità che i continui litigi, le maldicenze, le vanità, la voglia di potere hanno distrutto è da sperare che il loro esempio non resti solo un ricordo.