Il solleone non ferma L'aria che tira. Per la versione Estate basta a un certo punto togliersi la giacca e rimboccarsi le maniche della camicia. Lo fa tutte le mattine Francesco Magnani alle 11,30 su La 7, la tv che più di ogni altra punta sui talk show. L'aria che tira è uno dei tanti approfondimenti giornalistici dell'emittente di Urbano Cairo. Va in onda dall'ottobre 2011 e ha reso popolare la sua conduttrice “invernale”, Myrta Merlino. Magnani prende la scia quando il termometro sale e gli ascolti scendono. L'aria che tira - Estate viaggia comunque tra i 250 e i 350 mila telespettatori. La formula resta quella classica del talk con ospiti in studio: politici e giornalisti su tutti. La cronaca, com'è naturale, condiziona molto le scelte editoriali, anche se all'inizio il format era rivolto ai temi economici e il titolo originale era L'aria che tira - Noi e l'economia. Ora, ogni giorno, gli autori cercano, se possibile, due temi da contrapporre. Ieri i riflettori erano puntati sul “decreto dignità” contrapposto alla “morte indegna” dei braccianti extracomunitari vittime del capolarato. Il giorno prima, martedì, la contrapposizione era tra “grandi opere” e “grandi tragedie”, ovvero tra l'alta velocità e il drammatico incidente di Bologna. Magnani, che se la cava piuttosto bene, invoca discussioni serie e chiede agli ospiti di provare a ragionare insieme al di là degli steccati ideologici. In passato, però, non sono mancati scontri accesi e polemiche roventi. Tornando ai temi de L'aria che tira - Estate, quando la cronaca viene meno si punta sul nazionalpopolare come la sicurezza. È successo anche ieri, nel mezzo di una puntata che, come detto, era incentrata sulla prima legge del nuovo Governo approvata dal Parlamento e per la quale in chiusura di trasmissione è intervenuto anche il ministro e vicepremier Luigi Di Maio. Per intervistarlo Magnani ha tirato giù le maniche e si è rimesso la giacca. Ha poi citato e fatto vedere anche l'intervista di ieri di Avvenire a Di Maio. In quanto allo scarno pubblico presente in studio, se ne potrebbe fare tranquillamente a meno, ma ormai fa parte dell'arredamento dei talk show, anche di quelli mattutini. E poi, per chi vi partecipa, un'inquadratura ci scappa ed è sufficiente perché qualcuno ti dica: «Ti ho visto in tv». Chi s'accontenta, gode.