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Se in assenza di Welfare ritornano le stufe

Paolo Massobrio mercoledì 12 ottobre 2022
Non c’era nulla da portar via nella casa dei nonni dove, dopo un anno di abbandono, hanno fatto visita i ladri. Che si saranno stupiti di non trovare la cucina ma il vecchio “putagè”: la stufa a legna che aveva la doppia funzione di scaldare una stanza e di cucinare. Il nome deriva dal francese pôtage (minestra di ortaggi) e dal latino pottum (pentola). A Cartosio, paesino dell’Appennino alessandrino, ci si va per la trattoria Cacciatori, dove la giovane Federica, che ha preso le redini dalla famiglia Milano, ha scelto da anni di cucinare col putagè. E il risultato è eccellente: per il gusto e per il risparmio. Ma già il dibattito è aperto, perché i cuochi stanno riscoprendo la brace, per inventarsi qualcosa che combatta l’aumento dei prezzi dell’energia. È il momento dell’essenzialità e della necessità virtù, penso dopo aver visitato un’opera sociale a Mercatale di Ozzano dell’Emilia, Local to you, dove, nella sede della cooperativa La Fraternità, che ospita 300 ragazzi con qualche disabilità, ma in grado di svolgere mansioni lavorative, hanno creato un’oasi in cui una giovane cuoca, Sara, ha il compito di dare valore ai prodotti che coltivano nei loro campi. Benedetto, uno dei soci dell’opera, mi mostra lo spaccio aperto al pubblico, la mensa dove i ragazzi si rilassano, mangiando insieme e bene e un bar dove il caffè è al massimo. Mi ha colpito vedere nel frigo-vetrina un pacco di ortaggi spezzettati e sottovuoto, da rivendere per fare dei minestroni, salvando così gli scarti. Anche Massimo Spigaroli di Polesine Parmense, nel suo ristorante dentro l’Antica Corte Pallavicina, ha il putagè della mamma in vista. E quando, la settimana scorsa, ha presentato il suo libro a Milano sulla cucina gastrofluviale, si è commosso mentre raccontava di una telefonata con Alain Ducasse in pieno Covid, entrambi coi locali chiusi, mentre andavano nell’orto: «Vedrai che ancora una volta sarà la terra a salvarci» gli disse Ducasse. Massimo Spigaroli è sindaco di Polesine-Zibello, come lo era stato un altro Massimo, Pironi, che conobbi quando era sindaco di Riccione. Ci ha lasciati la settimana scorsa alla guida di un pullmino coi suoi ragazzi disabili e la cosa ha colpito tanti che lo conoscevano. L’appello di oggi è dunque una minestra di esempi mutuati dalla cronaca che dicono quanto il Paese abbia urgenza di Welfare, per rendere virtuosi quei tentativi di chi dà risposte dal basso, che sono esempio per tutti. Ma perché nessun candidato al Governo si straccia le vesti per occupare, se ci sarà, il ministero del Welfare? © riproduzione riservata