Tutto m'aspettavo, da Sarri, ma non un segnale di resa che qualcuno vuol far passare come ironia toscana mentre da queste parti - dico del calcio e dei suoi tifosi - le parole sono pietre: «La lotta scudetto - ha detto alla Gazzetta - riguarda solo la Juve. È di un altro pianeta». Penso a quei quarantamila del San Paolo che, subíto il 4-2 romanista, hanno applaudito e cantato gli sconfitti e sono sicuro che non uno di quei sognatori ad oltranza - appunto ultrà - abbia mai immaginato di sentire certe parole dall'adorato líder Maurizio. E anche Massimo. Un'analisi approfondita di quell'affermazione credo debba tener conto del vecchio contenzioso «del fatturato», argomento caro a De Laurentiis, adottato dal suo allenatore ai primi sintomi d'inferiorità; forse anche della stranominata sudditanza psicologica occultamente (mica tanto) trasmessa dalla Juve agli arbitri e alle istituzioni. Del “fatturato” dico subito: in parole povere, il Napoli segnala da tempo l'appartenenza della Juve a un altro pianeta che definirei “bancario”, che le consente l'acquisto di grandi campioni, compreso l'odiamato Higuaín, ma si dà il caso che Allegri giochi da tempo senza numerosi importanti titolari - Higuaín compreso, Dybala a strappi - sicché il suo album delle figurine è assai più povero di quello del Napoli sempre pronto a schierare valorosi Titolarissimi. Esiste invece - sono d'accordo - quella sudditanza cui la Signora costringe anche gli avversari più temibili: il fantastico gol segnato da Dybala alla Lazio al 93' è un classico segnale di ultrapoteri che ha influenzato psicologicamente il mesto 2 a 4 del Napoli contro la Roma. Lo stesso Sarri ha ammesso di non poter pubblicamente riferire la sua reazione al colpaccio della Joya bianconera perché gli scapparono accenti toscanissimi facilmente immaginabili. Non disse “perdindirindina”, insomma. Non so cosa stia facendo Sarri, in queste ore. Certo sta preparando accuratamente - come sempre - la non facile partita con l'Inter privata (ma contenta) del derby con la Rinascente di Gattuso. Immagino che non si negherà la visione di Tottenham-Juventus, domani sera, magari ripensando alla decisione suicida di astenersi dalla Champions, dalla Coppa Italia e dall'Europa League. Ricordo che a inizio stagione, quando l'Inter di Spalletti partì inanellando vittorie, i soliti inesperti dissero ch'era favorita proprio perché non era “disturbata” dalle Coppe. S'è visto com'è finita. Eppure l'avevo detto, a Sarri, cosa m'hanno insegnato cinquant'anni di calcio vissuto: «Vincere aiuta a vincere, perdere aiuta a perdere». Dura sarà la vita della Juve a Wembley, domani sera. Importanti, in ogni caso, i riflessi del risultato sul campionato, perché a Casa Agnelli non si butta via niente. Ma intanto Sarri pensi a sollevare lo spirito del suo bellissimo Napoli. L'unica squadra, di questi tempi, che per qualità del gioco è davvero di un altro pianeta.