Se il latte diventa «l'oro bianco»
Che qualcosa di importante stia davvero mutando nel settore lattiero-caseario europeo e mondiale è sicuro. I sintomi sono da ricercare da una parte nell'andamento dei prezzi e delle scorte, dall'altra nell'idea che si va profilando nell'Unione europea di abolire le quote latte. Partiamo da questo punto. Ormai è ufficiale: la Commissione europea studierà l'anno prossimo un possibile aumento delle quote latte, in vista della loro abolizione nel 2015. In questo modo, Bruxelles non fa altro che seguire la più banale legge di mercato: se la produzione scarseggia rispetto alla domanda, i prezzi salgono e l'unico modo per stabilizzarli oppure farli scendere è aumentare l'offerta. E per capire meglio la strada da percorrere, l'Ue aspetta proprio di vedere come si chiuderà il 2007. Ma l'orizzonte per gli allevatori europei è piuttosto chiaro: dopo anni di produzione compressa, di multe (ancora spesso da pagare), di lotte contro l'Europa, adesso si sta per cambiare marcia. Anche se in Italia, il tortuoso percorso generato dall'imposizione di quote spesso non rispettate, è ancora tutt'altro che concluso.
Poi c'è la questione dei prezzi. Un problema mondiale, che ha fatto definire, agli osservatori del mercato lattiero negli Usa, il latte come «oro bianco». A luglio " hanno riferito alcune agenzie - il prezzo del latte al dettaglio sul mercato americano è arrivato a 3,80 dollari al gallone, dopo l'aumento di 51 centesimi registrato negli ultimi sei mesi, ma in Georgia si è arrivati a 5 dollari. Secondo la Fao, nel mondo, da novembre 2006 ad aprile 2007, le quotazioni sono aumentate del 46%, con ulteriori incrementi per il latte in polvere. Tra le cause del fenomeno ci sarebbero l'aumento della domanda da parte della Cina e di altre parti dell'Asia, i maggiori costi di alimentazione degli animali, la diminuzione delle scorte europee e la siccità che ha colpito l'Oceania.
La crescita dei prezzi si sta facendo ovviamente sentire anche in Europa. In Germania, per esempio, lo scontro fra produttori e grande distribuzione è già forte, perché quest'ultima sta tenendo dal 2002 i prezzi più bassi del 15%. Diversamente, sembra, sta andando in Italia. In alcune Regioni, come in Piemonte, le industrie hanno manifestato l'intenzione di rivedere i prezzi del latte alla stalla. In generale, dall'inizio del 2007, con un'inflazione intorno al 2%, le quotazioni sono aumentate in quasi tutti i paesi dell'Ue in misura variabile, ma con punte che in alcuni Stati membri superano il 50%. Una delle conseguenze? Sono scomparse le scorte di latte e burro e sono stati anche azzerati gli incentivi all'export. E, nel frattempo, la quantità di vacche da latte è diminuita paurosamente. A questo punto è chiaro: davvero il mondo del latte sta cambiando. È una sfida. Occorrerà vedere se i produttori riusciranno ad adattarsi senza grandi traumi alla nuova situazione.