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Se con certe morti lo Stato fa economia

Pier Giorgio Liverani domenica 6 gennaio 2013
L'abbiamo già notato: da quando scrive su Il Fatto quotidiano, Furio Colombo sembra aver perso l'aplomb che un tempo lo caratterizzava. Certe volte scrive fuori dalle righe, come venerdì 4, quando se l'è presa con il cardinale Bagnasco il quale, in un'omelia, aveva detto che eutanasia e aborto sono proposti da alcuni con motivi umanitari a parole, ma «cercati, temo, a volte, per motivi economici». «Quale argomento è migliore – ha polemizzato Colombo – che lasciare intravedere un bieco business della morte impegnato a fermare le nascite e a incrementare la morte?» Allora, diremo noi, quale migliore, coincidente e indiretta risposta, che un articolo di Emma Fattorini (storica, Università La Sapienza, Roma), pubblicato il medesimo giorno sull'Unità? C'era scritto: «Quando monsignor Bagnasco denuncia anche le condizioni materiali tra le cause dell'aborto e dell'eutanasia, sollecita la politica a ridurre il più possibile quelle povertà, solitudini e abbandoni». E poi: «I cattolici […] sono però presentissimi nella vita sociale, nei corpi intermedi e soprattutto a fianco dei poveri e i deboli […] Non hanno dubbi su quale sia la loro testimonianza evangelica nel mondo: stare con gli ultimi e con i poveri». Se poi vogliamo scendere a qualche banale dettaglio, aiutare una donna in miseria a tenersi il figlio, costerebbe allo Stato – lo sa il Progetto Gemma, che questo fa – molto più che un aborto; e mantenere in ospedale o a casa un malato in gravi condizioni molto più – lo sa il Servizio Sanitario Nazionale – che far morire il poveretto. Perciò niente «business della morte»: a Colombo converrebbe – è un consiglio – evitare certe «bieche» insinuazioni, che non giovano alla sua stima. UN'ALTRA ALBA COMUNISTA? Il nuovo anno, ha scritto Il manifesto (domenica 30), sarà «l'alba di un nuovo comunismo». E ha spiegato che «per i morti non c'è anno nuovo e forse non c'è neppure per il nostro occidente» ormai in «agonia ciarliera […] un anno nuovo è possibile solo se ci muniamo di una nuova filosofia e di una nuova teologia». Si prospetta, dunque, «la nascita di una sinistra limpida che lavora per una democrazia profonda. Altro che elezioni. Una democrazia radicalmente locale, costruita da comunità provvisorie che si formano in ogni luogo e che in ogni luogo discutono col centro sulla forma da dare alle cose […] Un altro comunismo che consideri la democrazia locale il punto di partenza […] Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio…». Altro che elezioni, togliere, rallentare, silenzio, buio: pare un'immagine della vecchia Urss.TRISCAIDECAFOBICIIn vista dell'anno nuovo la stampa laicista si è impegnata in lezioni di astrologia. Sette – uno dei due magazine del Corriere della sera – ha pubblicato (sabato 28) una pagina di oroscopi. L'altro – Io Donna – a questi ultimi ha dedicato sette pagine. Il Venerdì di Repubblica ne ha riempite tredici. Libero (domenica 30) ha offerto un «Manuale per sopravvivere alla iella». Anticipandoli tutti, La Stampa (lunedì 24) aveva assicurato i lettori che il 2013 «non sarà un anno per triscaidecafobici» (“tredicipaurosi”, in greco).