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Scrivo, quindi sono

Alberto Caprotti mercoledì 6 novembre 2024
Viviamo in una condizione di sostanziale impotenza, una strana povertà che soffoca molti slanci e lascia poco di impresso e quasi nulla di definitivo. Credo che scrivere aiuti, o almeno serva per rimediare un po’.
Perché scrivere significa ricordare, ma anche lanciare messaggi e ricevere risposte. E la semplice attesa di un ritorno, di un segnale, sparge qualche buon profumo dentro giorni più o meno vuoti e silenziosi. Scrivo, quindi sono. Riempio pagine di sensazioni, e di ricordi che si fanno ogni giorno più nebbiosi e inafferrabili, aggrappato alle cose che ancora mi parlano e mi raccontano la loro vita, che poi è la mia. Continuo a credere che non ci sia niente di più meraviglioso. Scrivo perché non so fare altro, scrivo per parlare, e per non sentire il rumore del nulla. Scrivo per poter leggere altri che scrivono: il pensiero altrui è uno specchio straordinario. Non lo puoi oscurare, ed è sempre più bello quando è impresso sulla carta piuttosto che sulla sabbia. Così le parole restano. E contano di più. Perché non si scherza con le parole. Devi meritarle, corteggiarle, farle crescere. Anche se spesso sono povere, mica tutte però. Devi rispettarle, soprattutto quelle belle, perché prima o poi arriva il momento in cui devi dimostrarle. Scrivo perché amo le parole, ma mi innamoro di chi mi lascia senza. © riproduzione riservata