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Minima. Scrivere un diario, lezione per la vita

Alfonso Berardinelli venerdì 20 ottobre 2023
Tempo fa ho parlato in questa rubrica di due pratiche particolarmente utili a scuola e invece piuttosto trascurate: leggere testi letterari a voce alta e scrivere a mano. A proposito dello scrivere a mano, credo che il vantaggio sia rendere liberi da dispositivi automatici e tastiere, personalizzando la scrittura. Scrivere a mano con pazienza e chiarezza senza scarabocchiare è un’antica disciplina che mette a prova la nostra attenzione e manualità. Lo scrivere comprensibilmente ogni consonante e vocale costringe a non distrarsi. Non è solo un esercizio da vecchia scuola elementare, è un modo per disciplinare il rapporto fra mente e mano. Poi come pratica consiglierei agli insegnanti di far tenere agli alunni un diario. Per secoli, nella storia della letteratura ma anche nello sviluppo dell’autocoscienza e della memoria, il diario è stato considerato un mezzo indispensabile. Dalla scrittura diaristica sono nati anche generi letterari complessi come la narrativa e la poesia. La forma del diario è molto duttile, va dal breve racconto alla formulazione di un’idea, o all’espressione di uno stato d’animo. Ne ha parlato per esempio uno scrittore come Franco Fortini nel suo volumetto Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, dicendo che scrivere un diario, come scrivere lettere, è una forma dell’autobiografia. Basta scrivere quello che abbiamo osservato e pensato, esperienze nuove o ripetute, gradevoli o sgradevoli. Un altro scrittore attratto dalla semplicità e dalla chiarezza, come Italo Calvino, nella sua antologia scolastica Dalla favola al romanzo ha dedicato un’intera sezione alla pratica di “osservare e descrivere”, in cui raccoglie brevi testi di una ventina di scrittori, da Melville e Whitman a Hemingway e Moravia. Ma per scrivere un diario non c’è bisogno di essere scrittori. Basta dire nel modo migliore qualcosa di interessante. La letteratura è questo. © riproduzione riservata