Cristo è «un amico che non ti lascia nemmeno un istante e che ti sa sostenere, con lui si sopporta tutto», anche il buio di un campo di concentramento. È luminosa la testimonianza del beato Marcello Callo, morto a 23 anni nel tristemente noto campo nazista di Mauthausen, dove era finito con l’accusa di «essere troppo cattolico». Ma di fatto questo testimone della forza del Vangelo di fronte alle armi brutali degli uomini non fece altro che vivere fino alla fine in quella fede nella quale era cresciuto e alla quale non poteva rinunciare. Era nato a Rennes in Francia nel 1921 in una famiglia profondamente credente, secondo di nove fratelli. Il suo cammino di fede cominciò fin da piccolo e lo vide prima chierichetto, poi scout. Nel 1934 era apprendista in una tipografia e l’anno dopo decise di entrare nella Joc, il movimento di Azione Cattolica tra la gioventù operaia. E in mezzo ai lavoratori la sua fede gli procurò non poca diffidenza, che lui superò attraverso una testimonianza di vita cristallina. Con l’occupazione nazista della Francia Marcello venne precettato per il lavoro in Germania: lui non fuggì, decise di partire – il 19 marzo 1943, esattamente 80 anni fa – per portare il Vangelo in mezzo ai suoi connazionali deportati. Ma il suo impegno dava fastidio e, nel 1944, gli costò la prigionia nel campo di concentramento dove morì a causa degli stenti e dei maltrattamenti il 19 marzo 1945. È stato proclamato beato nel 1987.
Altri santi. San Giovanni, abate (VI sec.); beata Sibillina Biscossi, vergine domenicana (1287-1367).
Letture. IV Domenica di Quaresima. Romano. 1Sam 16,1.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41.
Ambrosiano. Domenica del cieco. Es 34,27–35,1; Sal 35 (36); 2Cor 3,7-18; Gv 9,1-38b.
Bizantino. Eb 6,13-20; Mc 9,17-31.
t.me/santoavvenire