Ritardi neofiti, pregiudizi recidivi: Gianandrea Piccioli ("Corsera" di ieri, p. 35: "Cristianesimo e cristianità") parte dalla storica "intolleranza" della Chiesa che bruciò Giordano Bruno, ma ricorda che mentre Giovanni Paolo II ne chiedeva perdono, "il futuro successore svolgeva alacremente il suo ruolo di vigilante dell'ortodossia". Oggi è Papa e la Chiesa torna dal cristianesimo del Vangelo alla cristianità del potere che condanna tutti. Peggio: oggi anche i "laici" tornano indietro negando alla fine valore alla stessa vita dell'uomo. Un disastro? Eppure ieri, proprio mentre leggo, ecco l'arcigno ex "futuro successore" che ricorda a tutti debolezze e peccati degli uomini di Chiesa. Dunque almeno nella Chiesa non tutto torna indietro! Ma Miriam Mafai, tutt'altro che neofita ("Repubblica", p. 23: "L'assedio allo Stato laico"), anche lei ieri, denuncia allarmatissima che "dopo la sconfitta (laica) del referendum" la Chiesa promuove "in modo massiccio l'attacco alla legge 194" sull'aborto. Sei colonne per due Casini (Pierferdinando autorizza commissione di verifica sulla 194 e Carlo applaude), ma nessun Ruini! Si informi, Mafai. Il cardinale non ha "attaccato" la 194, sempre un "male", ma "minore" rispetto all'aborto libero o clandestino. E di grazia, prima di riscrivere sul tema legga la tranquilla solenne proposta da lui fatta il 2 dicembre scorso: la Chiesa parla, come tutti, i cittadini decidono. Testuale: "Affidarsi al libero confronto delle idee, rispettandone gli esiti democratici". A chi per tanti anni approvò tacendo i regimi della Chiesa del silenzio pare un "attacco" sovversivo? Una brutta recidività.