Il Consiglio dell'Inps ha approvato il bilancio preventivo 2003, connotato da un peggioramento dei conti, ormai costante nel tempo. Anche il Fondo di previdenza del clero, che ha una propria autonomia finanziaria, riflette questa tendenza, benché alimentata da situazioni proprie della previdenza sacerdotale. E' in questo contesto che il Comitato amministratore del Fondo ha approvato il 28 novembre il bilancio preventivo 2003, allo stato della legislazione in corso.Quattro numeri riassumono la situazione finanziaria del Fondo: 55.528 migliaia di euro come entrate, 140.535 migliaia come uscite, 85.007 migliaia il disavanzo economico, 1.226.041 migliaia il disavanzo patrimoniale. Sullo squilibrio complessivo del Fondo, hanno una particolare incidenza due fenomeni che da tempo alterano l'andamento dei bilanci. Il primo si riferisce ai 55 milioni di euro di entrate, che solo per la metà sono costituite dai contributi dei sacerdoti iscritti. L'altra metà è rappresentata dalle trattenute di un terzo della pensione sacerdotale quando il titolare possiede anche una pensione per altre attività. La legge del Fondo dispone che queste trattenute, che sostanzialmente sono importi in pagamento, cioè "uscite", siano devolute al Fondo stesso e rientrino quindi fra le "entrate". Una gestione previdenziale che si alimenta con le sue stesse uscite costituisce un evidente paradosso. Si prospetta, così come si augurano migliaia di sacerdoti, che la trattenuta in questione possa essere completamente abrogata, in linea anche con la prevista abrogazione dei divieti di cumulo.La seconda distorsione contabile è racchiusa nelle uscite (140 milioni di euro), rappresentate principalmente dal costo delle pensioni in pagamento. Nelle voce "uscite" sono compresi anche gli interessi pagati dal Fondo Clero per il denaro ricevuto in prestito dalle gestioni attive dell'Inps, necessario per pareggiare i conti. Il tasso di interesse viene deciso ogni anno in base a valutazioni degli organi Inps ed è stato fissato al 4,67%. Benché legittimo secondo le norme, un indice così alto (supera perfino il tasso legale del 3%), per giunta imposto alla contabilità interna all'Istituto, non appare coerente con le finalità di un ente pubblico. La spesa per interessi raggiunge ormai il 40% di tutte le uscite ed ha assunto un carattere decisamente oppressivo. Ad esempio, gli analoghi movimenti contabili all'interno dell'altro polo della previdenza, l'Inpdap, avvengono, per legge, senza oneri o interessi di sorta.Una nota critica è stata manifestata anche dal Collegio sindacale in merito ai crediti contributivi, pari a 12.300 migliaia di euro (il 43% delle entrate a tutto il 2003). Un capitolo, quello dei debiti dei sacerdoti verso il rispettivo Fondo di previdenza, non affrontato nelle sue giuste dimensioni e che emergerà, inevitabile, in occasione dell'imminente consegna degli estratti conto.