Schumacher corre per il "Drake"
delusione che avevo patito ad opera di un allievo ingrato; e lui: «Mi diceva sempre mia madre: non far del bene se non sei in grado di sopportare l'ingratitudine». Il grande cinico attribuiva spesso alla madre le perle di saggezza che elargiva, tenendo per sè le sentenze sportive. Non a caso, mentre sociologi e moralisti predicavano le fraintese parole di Pierre de Coubertin - «L'importante è partecipare» - quando lo stesso Barone olimpico era profondamente convinto della necessità di partecipare per vincere; e ancora sostenevano il «valore della sconfitta» nello sport, Ferrari mi portò' facilmente dalla sua parte, là dove contava soprattutto la vittoria: «Il secondo è solo il primo degli ultimi», diceva sogghignando e scorrendo mentalmente l'elenco dei tanti "ultimi" che la Ferrari aveva collezionato dopo
la vittoria del ragionier Niki Lauda, molti dei quali - a suo dire - si erano dimostrati campioni d'ingratitudine. Quando insieme mettemmo mano all'edizione popolare del suo capolavoro, Piloti che gente, mandato finalmente in libreria dopo essere stato solo un prezioso gadget per amici e clienti, mi offrì la possibilità di approfondire la sua cinica filosofia. Ma sulla gratitudine mi consentì di non seguirlo: «Tanto lei, sangue romagnolo, ha sicuramente il virus della generosita». Rimpiango spesso la perdita del grande amico, oggi in particolare mi piacerebbe parlare con lui di questo ragazzo tedesco che per pura gratitudine si è rimangiato non una scelta sportiva ma una scelta di vita, tornando alla guida di una macchina che sta soffrendo in un drammatico torneo ove si nascondono mille difficoltà, rischi e paure. Ha ragione Montezemolo quando dice che «con Schumacher la Formula 1 si rivitalizza». Se ne è andato nel Ferragosto di ventun anni fa, il "Drake"di Maranello, e sono grato a Schumi di avermi dato l'opportunità di ricordarlo».