Scambi Italia-Cina, quando la Via della Seta può diventare la via degli agrumi
Pochi giorni fa, infatti, è stato firmato un protocollo che apre nuove prospettive di mercato per uno dei prodotti più importanti dell'agricoltura mediterranea, e italiana in particolare, che fra l'altro sta attraversando un periodo non facile dal punto di vista commerciale. Il risultato per gli agrumi fa poi parte di un più largo protocollo di accordi che dovrebbe riequilibrare la bilancia commerciale fra Italia e Cina che nel 2016 ha fatto segnare, secondo Coldiretti, una calo del 10% delle esportazioni del nostro Paese. A fronte di importazioni di prodotti agroalimentari cinesi per un importo di 638 milioni di euro, per l'Italia il valore delle esportazioni – ha sintetizzato l'organizzazione agricola – è stato pari a 391 milioni nel 2016, anche se a gennaio 2017 si è registrato un incoraggiante aumento del 19% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Sul podio dei prodotti cinesi che arrivano nella penisola c'è il pomodoro (per un valore di 63 milioni di euro nel 2016), che viene, ha nuovamente sottolineato Coldiretti, «spacciato come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio». Per contro, il prodotto italiano più richiesto in Cina è il vino (per un valore di 101 milioni di euro nello stesso anno). Un'accelerazione per gli scambi, oltre che dall'accordo, potrebbe arrivare dalla realizzazione della nuova via della Seta che, secondo il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, «potrà favorire anche gli scambi agroalimentari, sia in termini di prodotti sia in termini di know-how».
Ma è proprio sugli agrumi che l'Italia punta per riguadagnare quote di mercato in Cina. E, in particolare, pare essere la Sicilia il territorio che più di altri sta preparandosi all'impresa. Tanto che oltre Stretto si stanno già approntando incontri e convegni per capire di più degli aspetti economici, finanziari, normativi e logistici che occorre affrontare per far arrivare gli agrumi dell'Isola a Pechino. I siciliani sembrano vogliano fare sul serio. «È necessario essere consapevoli delle difficoltà che presenta il mercato cinese e al contempo prepararsi ad affrontarle», ha spiegato Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia appena dopo la firma dell'accordo. C'é insomma la consapevolezza dell'occasione a portata di mano, ma anche della complessità della macchina di produzione e commercializzazione che occorre costruire e far funzionare per arrivare per davvero al traguardo finale. È quindi ancora impossibile cantare vittoria, ma certamente è importante sottolineare che le buone premesse ci sono tutte.