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Scaffale basso. Piccolo Granchio va al mare. Con papà Grande Granchio

Rossana Sisti martedì 5 novembre 2019

Con la sua consueta originalità, pur giocata nella continuità del segno, Chris Haughton regala ai più piccoli un albo incantevole. Non aver paura, Piccolo Granchio è una storia di coraggio, di emozioni delle prime scoperte e del ruolo decisivo dei genitori nell’infondere sicurezza e dare valore alle conquiste dei figli. Autore, illustratore e designer irlandese, ma da tempo in pianta stabile a Londra, Haughton ha esordito con Oh-oh!, un albo diventato subito un grande successo internazionale, insignito del Premio Andersen nel 2013 sia nella sezione dedicata agli albi illustrati da 0 a 6 anni che come Super Premio Andersen. Anche quest’ultimo albo, come i precedenti – Oh no, George; Shh! Abbiamo un piano e Buonanotte a tutti – è pubblicato da Lapis (14,50 euro).

Qui si racconta del primo viaggio per vedere il mare del Piccolo Granchio e di Grande Granchio, abitanti di una pozza d’acqua tra gli scogli. Un viaggio iniziatico che è un percorso di crescita, conoscenza e di messa alla prova. Padre e figlio avanzano tra pozze e alghe scivolose fino alla cima di un grande scoglio finché il fantastico spettacolo del mare si apre ai loro occhi. Piccolo Granchio è tranquillo, perché si sente spalleggiato da papà; quando però le onde iniziano a ingrossarsi e a minacciare di travolgere entrambi e poi a investirli con forza, il piccolino vorrebbe rinunciare e tornare subito a casa. E qui entra in gioco il genitore capace di tenere a bada l’ansia e le paure del figliolino. Con le parole e i gesti. “Non avere paura, Piccolo Granchio. Ci sono io. Vieni!”, lo sprona Grande Granchio, così che il tuffo in mare diventa l’inizio di una avventura fantastica e guidata da vivere sul fondo del mare dove c’è un mondo colorato e accogliente, tutto da scoprire e poi difficile da lasciare. I collage di Haughton, sgargianti e allegri, sono semplici e raffinati, capaci di attrarre l’attenzione dei più piccini in modo giocoso. Da leggere ad alta voce, senza stancarsi di dover rileggere. Dai 3 anni

Willian Steig (1907-2003) è stato un maestro dell’illustrazione. Autore di vignette fin da giovanissimo per il “New Yorker” – in cinquant’anni ne ha realizzate più di 1600 e oltre cento copertine – ha iniziato in tarda età a scrivere e illustrare libri e albi per bambini e ragazzi, pubblicandone circa una trentina. Con “Silvestro e il sassolino magico” ha ottenuto nel 1970 la prestigiosissima Caldecott Medal. Molti dei suoi lavori sono stati nominati miglior libro dell’anno, anche se la grande notorietà gli è arrivata con “Shrek” di cui Spielberg ha acquistato i diritti per una serie di film di successo. L’isola schifosa – pubblicato nel 1969, Miglior albo illustrato dell’anno secondo il Boston Globe, e oggi riproposto da Rizzoli (16 euro) – rappresenta, come scrive Quentin Blake nell’introduzione, “La sintesi della sua arte”.

Fantasmagorica, ricca, colorata, gioiosa e raffinata. E’ una storia che sembra appartenere all’alba del mondo quando il pianeta, sconvolto da disastri climatici, ere glaciali, terremoti, tifoni, tempeste e tsunami, era popolato da mostri terribili e feroci. Creature dall’aspetto ripugnante, a due e tre teste messe a casaccio e altrettante code, artigli affilati, corazze acuminate e fauci spaventose che Steig rappresenta con un trionfo di colori e invenzioni. Questo è il quadro dell’isola in questione, “bruttissima, brullissima, schifosissima”, ghiacciosa e rocciosa dove i mostri, vanitosi, invidiosi e malvagi si danno battaglia in continuazione con una violenza senza limiti. Finché un giorno a scardinare questo disordine e a sovvertire tanta bruttezza appare, non si sa bene come e perché, un fiore incantevole che con la sua bellezza fa impazzire i mostri portandoli a dar sfogo ai loro demoni. Eppure la guerra terribile che si scatena è solo l’ultimo atto della signoria dei mostri. Perché la bellezza ha un potere infallibile. Dai 5 anni

Bisogna avere molta pazienza per avventurarsi nel traffico frenetico e caotico di Bangkok. Bisogna prepararsi per tempo se si vuole raggiungere l’aeroporto e non perdere l’aereo, perché gli ingorghi sono micidiali. Quale sarà la sorte dell’anziana Miss Crumble che, per il tragitto dall’albergo all’aeroporto si è affidata a Tham-Boom, eccentrico autista di un tuk-tuk, il pittoresco taxi a tre ruote tipico della Thailandia? Per non perdere neppure un istante dell’avventuroso quanto improbabile viaggio basta seguire di pagina in pagina Tuk-Tuk Express, lo spassosissimo albo firmato da Didier Lévy, autore del testo, e illustrato da Sébastien Mourrain, vincitore del Premio Andersen 2017 per il volume “Mr Gershwin, i grattacieli della musica”.

Tham-Boom non è solo il bizzarro autista del suo scalcinato trabiccolo ma è anche un loquace e gioioso poeta degli epiteti che lancia a destra e manca per farsi largo nel traffico. E persino un cantate sopraffino capace di sopperire alla mancanza dell’autoradio. Sulle ali della sua musica Tham-Boom zigzaga le code e gli assembramenti stradali, corre a tutta velocità come se fosse in Ferrari, ma finisce per tirare il collo al suo tuk-tuk che, fumante s’inchioda a metà strada. Il resto è un epilogo inimmaginabile e divertente. Una soluzione a ritmo di rock’n’roll. L’albo, pubblicato dall’editore Curci (14,90 euro) arricchisce la serie “Curci Young che accompagna i più piccoli in divertenti viaggi tra le città del mondo. Dai 4 anni.