Scaffale basso. Piccolo Granchio va al mare. Con papà Grande Granchio
Con la sua consueta originalità, pur giocata nella continuità del segno, Chris Haughton regala ai più piccoli un albo incantevole. Non aver paura, Piccolo Granchio è una storia di coraggio, di emozioni delle prime scoperte e del ruolo decisivo dei genitori nell’infondere sicurezza e dare valore alle conquiste dei figli. Autore, illustratore e designer irlandese, ma da tempo in pianta stabile a Londra, Haughton ha esordito con Oh-oh!, un albo diventato subito un grande successo internazionale, insignito del Premio Andersen nel 2013 sia nella sezione dedicata agli albi illustrati da 0 a 6 anni che come Super Premio Andersen. Anche quest’ultimo albo, come i precedenti – Oh no, George; Shh! Abbiamo un piano e Buonanotte a tutti – è pubblicato da Lapis (14,50 euro).
Qui si racconta del primo viaggio per vedere il mare del Piccolo Granchio e di Grande Granchio, abitanti di una pozza d’acqua tra gli scogli. Un viaggio iniziatico che è un percorso di crescita, conoscenza e di messa alla prova. Padre e figlio avanzano tra pozze e alghe scivolose fino alla cima di un grande scoglio finché il fantastico spettacolo del mare si apre ai loro occhi. Piccolo Granchio è tranquillo, perché si sente spalleggiato da papà; quando però le onde iniziano a ingrossarsi e a minacciare di travolgere entrambi e poi a investirli con forza, il piccolino vorrebbe rinunciare e tornare subito a casa. E qui entra in gioco il genitore capace di tenere a bada l’ansia e le paure del figliolino. Con le parole e i gesti. “Non avere paura, Piccolo Granchio. Ci sono io. Vieni!”, lo sprona Grande Granchio, così che il tuffo in mare diventa l’inizio di una avventura fantastica e guidata da vivere sul fondo del mare dove c’è un mondo colorato e accogliente, tutto da scoprire e poi difficile da lasciare. I collage di Haughton, sgargianti e allegri, sono semplici e raffinati, capaci di attrarre l’attenzione dei più piccini in modo giocoso. Da leggere ad alta voce, senza stancarsi di dover rileggere. Dai 3 anni
Willian Steig (1907-2003) è stato un maestro dell’illustrazione. Autore di vignette fin da giovanissimo per il “New Yorker” – in cinquant’anni ne ha realizzate più di 1600 e oltre cento copertine – ha iniziato in tarda età a scrivere e illustrare libri e albi per bambini e ragazzi, pubblicandone circa una trentina. Con “Silvestro e il sassolino magico” ha ottenuto nel 1970 la prestigiosissima Caldecott Medal. Molti dei suoi lavori sono stati nominati miglior libro dell’anno, anche se la grande notorietà gli è arrivata con “Shrek” di cui Spielberg ha acquistato i diritti per una serie di film di successo. L’isola schifosa – pubblicato nel 1969, Miglior albo illustrato dell’anno secondo il Boston Globe, e oggi riproposto da Rizzoli (16 euro) – rappresenta, come scrive Quentin Blake nell’introduzione, “La sintesi della sua arte”.
Fantasmagorica, ricca, colorata, gioiosa e raffinata. E’ una storia che sembra appartenere all’alba del mondo quando il pianeta, sconvolto da disastri climatici, ere glaciali, terremoti, tifoni, tempeste e tsunami, era popolato da mostri terribili e feroci. Creature dall’aspetto ripugnante, a due e tre teste messe a casaccio e altrettante code, artigli affilati, corazze acuminate e fauci spaventose che Steig rappresenta con un trionfo di colori e invenzioni. Questo è il quadro dell’isola in questione, “bruttissima, brullissima, schifosissima”, ghiacciosa e rocciosa dove i mostri, vanitosi, invidiosi e malvagi si danno battaglia in continuazione con una violenza senza limiti. Finché un giorno a scardinare questo disordine e a sovvertire tanta bruttezza appare, non si sa bene come e perché, un fiore incantevole che con la sua bellezza fa impazzire i mostri portandoli a dar sfogo ai loro demoni. Eppure la guerra terribile che si scatena è solo l’ultimo atto della signoria dei mostri. Perché la bellezza ha un potere infallibile. Dai 5 anni
Bisogna avere molta pazienza per avventurarsi nel traffico frenetico e caotico di Bangkok. Bisogna prepararsi per tempo se si vuole raggiungere l’aeroporto e non perdere l’aereo, perché gli ingorghi sono micidiali. Quale sarà la sorte dell’anziana Miss Crumble che, per il tragitto dall’albergo all’aeroporto si è affidata a Tham-Boom, eccentrico autista di un tuk-tuk, il pittoresco taxi a tre ruote tipico della Thailandia? Per non perdere neppure un istante dell’avventuroso quanto improbabile viaggio basta seguire di pagina in pagina Tuk-Tuk Express, lo spassosissimo albo firmato da Didier Lévy, autore del testo, e illustrato da Sébastien Mourrain, vincitore del Premio Andersen 2017 per il volume “Mr Gershwin, i grattacieli della musica”.
Tham-Boom non è solo il bizzarro autista del suo scalcinato trabiccolo ma è anche un loquace e gioioso poeta degli epiteti che lancia a destra e manca per farsi largo nel traffico. E persino un cantate sopraffino capace di sopperire alla mancanza dell’autoradio. Sulle ali della sua musica Tham-Boom zigzaga le code e gli assembramenti stradali, corre a tutta velocità come se fosse in Ferrari, ma finisce per tirare il collo al suo tuk-tuk che, fumante s’inchioda a metà strada. Il resto è un epilogo inimmaginabile e divertente. Una soluzione a ritmo di rock’n’roll. L’albo, pubblicato dall’editore Curci (14,90 euro) arricchisce la serie “Curci Young che accompagna i più piccoli in divertenti viaggi tra le città del mondo. Dai 4 anni.