Scaffale basso. Tre ragazzi contro l'occupazione nazista. E l'avventura si fa storia
Nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale, le isole Shetland furono una base per un servizio di soccorso clandestino alla Norvegia già invasa dai nazisti. L’ operazione militare è conosciuta con the Shetland Bus, ovvero l'autobus delle Shetland: inizialmente si trattò di un servizio improvvisato utilizzando piccole barche da pesca, che facevano la spola di notte attraverso il Mare del Nord, tra costa e costa, sfidando il mare grosso e gli attacchi delle navi tedesche, per portare in salvo persone in pericolo o rifornire la Resistenza norvegese di merci e agenti segreti. Il romanzo di Andrea Atzori Il coraggio salpa a mezzanotte (Einaudi Ragazzi; 11 euro) è ambientato tra il 1941 e il 1942 sulle coste delle Shetland a nord-est della Scozia, dove ancora resiste la pace.
Protagonisti tre ragazzi che decidono di fare la loro parte contro l’avanzata nazista. Sono Calum e Agatha che vivono a Lerwick, e Haakon, un ragazzo solitario e taciturno da poco arrivato con la famiglia in fuga dalla Norvegia dopo la morte del padre. Ed è proprio Haakon che ogni giorno scruta l’orizzonte con il binocolo, osservando il viavai di pescherecci, a condividere con gli amici il desiderio di imbarcarsi su un peschereccio. Fallito il primo tentativo, dopo innumerevoli avventure a spiare le manovre dei marinai impegnati nelle traversate, i tre decidono di fare da soli e a loro modo, rimettendo in sesto un vecchio peschereccio grazie all’abilità di Agatha che ha imparato dal padre a montare e smontare motori da barca. Attraversare il mare di notte, esposti al fuoco del nemico, però, non un gioco da ragazzi, ma un’avventura da far tremare le vene ai polsi. Dai 12 anni.
Una casa sull’albero è il sogno di tanti. La meraviglia di un posto in cui anche la realtà può apparire sospesa e appesa all’immaginazione, un luogo da cui guardare il mondo sottostante con distacco, sapendo che lì tra rami e fogliame è tutta un’altra musica e tutto può succedere. Almeno a giudicare da quello che combinano Andy e Terry, in un misto di fantasy e di avventura, a parecchi metri da terra, in una casa strepitosamente immaginaria, con mille spazi e marchingegni incredibili. Andy e Terry, per chi non li conoscesse, sono gli improbabili autori di libri che non vedono mai la fine – Andy scrive, Terry disegna – protagonisti di una divertente serie per ragazzi firmata da Andy Griffiths, autore, e Terry Denton, illustratore, entrambi australiani con la supervisione di Jill Griffiths, la moglie dello scrittore.
In Italia, pubblicato da Salani è arrivato il secondo volume, La casa sull'albero di 26 piani (13,90 euro) in cui si apprende che la mirabolante abitazione si espande continuamente, crescendo di tredici piani a ogni libro. "In Australia con l'ottavo volume siamo al piano 104. Il nostro obiettivo è arrivare a 169 piani" ha raccontato Griffiths ospite alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, spiegando che l’intento degli autori è divertire, “ e aprire per i lettori uno spazio in cui l’immaginazione è libera di vagare, di offrire un rifugio in cui sottrarsi ai problemi di ogni giorno, caricarsi e ripartire in serenità, con una risata in tasca”. Andy e Terry hanno imparato a lavorare insieme (lo fanno da trent’anni), usando poche parole e tante immagini. Disegni semplici e al tratto, in bianco e nero, molto più espressivi di tanti discorsi. Uno stile che è il segreto del successo, unito ovviamente a una storia tutta paradossale lunga ventisei piani. Mica robetta, da una pista per l’autoscontro, a un’arena per la lotta nel fango, da una camera antigravitazionale a un laghetto per il pattinaggio sul ghiaccio a una gelateria con settantotto gusti. Persino il Labirinto della Sfiga da cui nessuno è mai uscito. Dagli 11 anni.
Felicità è una parola grossa, eppure questa famiglia anche se un po’ eccentrica, felicemente unita la è. Disinvolta, attenta e comunicativa, capace di parole. Ospitale e generosa. Un punto di vista interessante da osservare. Soprattutto se a descriverla è uno dei componenti, nel caso specifico Olimpia, detta Ollie, adolescente con la passione per la batteria e uno sguardo ironico sul mondo, voce narrante di questo bel romanzo, 240 battiti al minuto (Albe Edizioni; 14, 90 euro), di Daniel Di Schüler illustrato dal fratello Cristian Di Schüler, una storia di difficoltà e di accoglienza, di cura e lenta rigenerazione. La famiglia di Ollie vive in Galizia, in un grigio paesino di pescatori che affaccia sull’Atlantico: una casa piena di libri e senza tv.
Un tran tran in cui irrompe in affidamento Amir, un bimbo siriano trovato dai pescatori del villaggio a vagare da solo sulla spiaggia, bagnato e morto di freddo. Un sopravvissuto dell’affondamento di un barcone di migranti? Oppure un bimbo abbandonato volontariamente dai genitori scomparsi? In tasca Amir ha un biglietto con il suo nome e l’età: ha quattro anni, ma è chiaro che deve aver subito un trauma. Le indagini sul suo passato misterioso faranno il loro corso ma toccherà soprattutto a Ollie al fratello maggiore Leone con mamma e papà a stemperare con cura, affetto e determinazione gli effetti del suo disagio profondo. Amir non parla, è irrequieto ma è un bambino speciale. E geniale, soprattutto con la musica. Un finale sorprendente riporta a galla la verità, dolorosa ma sempre necessaria per riappropriarsi della propria identità. Dai 13 anni.