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Scaffale basso. La guerra può (sempre) aspettare

Rossana Sisti lunedì 22 luglio 2019

Ah, se tutte le guerre potessero davvero aspettare, concludersi ancora prima di cominciare per impraticabilità e inconsistenza, magari grazie alla simpatia del nemico. Le favole, a dispetto della tragica realtà, sono così, continuano a farci sognare che una risata possa seppellire la stupidità di chi vuole a tutti i costi mostrare i muscoli e cercare la rissa, a dirci che è possibile tenere alla
larga la guerra per eccesso di allegria. La guerra può aspettare (Sinnos; 7 euro) – opera congiunta di José Sanabria, illustratore e autore colombiano e Alejandra Viacava, artista argentina – ci racconta con grande ironia i fallimenti reiterati di chi vorrebbe scatenare un conflitto per mettere fine alla noia dei soldati.

Tanto rumore per nulla: impossibile per quelli di quaggiù portare guerra a quelli di laggiù, un nemico improvvisato che la guerra non vuole perché ha di meglio da fare. Geniale. Un racconto paradossale, antimilitarista sull’invenzione del nemico che consente e autorizza scelte violente e autoritarie in ogni tempo. Meglio impararlo il prima possibile. Dai 5 anni

Chi trama nell’ombra per mettere a segno un colpaccio all’Hermitage di San Pietroburgo, uno dei più prestigiosi musei del mondo, ex residenza degli zar? Qualcuno sta forse per mettere in atto un piano diabolico per rubare uno dei famosi capolavori custoditi qui? A indagare per Gattaka, i Servizi Segreti Felini, torna in pista l’arguto Agente Sharp, gatto soriano dagli occhi gialli cui non sfugge alcun indizio. Con l’ausilio del baffuto micione Rufus McCoy e dell’agente russo Kot Potcenko risolverà il misero di un famoso Caravaggio scomparso. Firmato da Alessandro Cini e illustrato da Sara Gavioli per la serie Zoom Gialli dell’editore Biancoenero (8 euro), Agente Sharp. I gatti dell’Hermitage è un nuovo giallo gattesco ambientato questa volta nelle sale del sontuoso museo dove nella realtà i gatti – oggi una cinquantina ­– sono di casa, coccolati e riveriti da almeno tre secoli, voluti dall’imperatrice Caterina la Grande come cacciatori di topi.

E da allora era facile vederli passeggiare o sonnecchiare nelle sale del palazzo. Dagli anni Novanta del secolo scorso i fortunati felini vivono invece nelle cantine dell’Hermitage, accuditi da personale addetto a loro. Protagonisti indiscussi di un Cat Day che si celebra ogni all’arrivo della primavera. Una lettura incalzante nutrita di colpi di scena, da facilitata dall’uso di un font ad alta leggibilità. In più, nello stile della casa editrice, alla redazione del libro ha collaborato un gruppo di ragazzi che ha letto le bozze e dato suggerimenti sia sul testo che sulle illustrazioni. Dagli 8 anni

Chi ha letto la fiaba dei Grimm “Il lupo e i sette capretti” ne conserva sicuramente un ricordo truce, sebbene il lieto fine sia assicurato. Le raccomandazioni di mamma capra, l’ingenuità dei più piccoli messa alla prova e gabbata dal lupo perfido e vorace, la strage dei cuccioli, la disperazione materna e la tragica fine dell’aggressore sono ingredienti piuttosto indigesti. Perciò questa rivisitazione della fiaba messa in scena sottosopra con humor esilarante da Sebastian Meschenmoser, giovane e talentuoso autore e illustratore di Francoforte, è un’imperdibile chicca. Per l’invenzione narrativa affatto scontata e per il tratto a matita e pastelli assolutamente originale. Quei dannati sette capretti (Orecchio acerbo; 13,50 euro) al lupo danno parecchio filo da torcere. La storia ha un prologo nei riguardi dell’albo con il malefico lupo intento a travestirsi e truccarsi da mamma capra, tingendosi il pelo, improvvisando due corna posticce, infilandosi un tubino rosa e le scarpe col tacco.

Il piano prevede di entrare con l’inganno e subito concedersi un lauto pasto a base di capretti. Ma il lupo che non ha messo in contro il sorprendente caotico disordine regnante nella casa. E il fatto che i sette fratellini, nascosti e mimetizzati nella grande baraonda domestica, sono introvabili. Sconvolto, irritato e scombussolato da tanta confusione il lupo capisce che se vuole pranzare e scovare i nascondigli dei cuccioli deve dare una bella riassettata. E così messo da parte l’istinto aggressivo, finisce per rimboccarsi le maniche e tirare a lucido una stanza dopo l’altra. Da bravo domestico. Apprezzato per finire anche dalla vera mamma capra e non solo. Dai 7 anni.