Verso il 27 gennaio. Giornata della Memoria/1 Storie per non dimenticare la Shoah
Una biografia di Anne Frank - un lavoro approvato dalla Fondazione Anne Frank di Basilea, titolare dei diritti del Diario - non può non accendere nuovo interesse sulla figura della ragazzina diventata simbolo della Shoah. Soprattutto se a firmarla è l’autorevole scrittrice tedesca Mirjam Presller, che nel 1991 ha tradotto in Germania l’edizione ampliata del Diario e collaborato all’edizione critica dell’opera. Pubblicato dall’editore Sonda con le illustrazioni di Sualzo ad aprire ogni capitolo, Anne Frank. La mia vita (14,90 euro) porta in primo piano soprattutto due aspetti della giovane Anne che la studiosa considera rimasti in ombra negli anni dal racconto dell’Anne vittima e icona dell’Olocausto.
Prima di tutto la verità sul lato umano della protagonista, la sua trasformazione nel giro di due anni da adolescente in donna, con i propri desideri e speranze, le proprie aspirazioni non prive di timori e sospetti realistici su quello che sarebbe potuto accadere. E poi è accaduto. Con il suo intento di “rendere Anne di nuovo visibile”, Mirjam Presller va oltre il racconto sulla bimbetta timida e sognatrice e lascia emergere la ragazza in carne e ossa, energica e determinata. Insieme alla teenager del secolo scarso con una sensibilità profonda e una forza fuori dal comune diventata adulta durante la clandestinità anche noi, infine, possiamo guardare alla Anne di cui per anni si è sottaciuto il talento di scrittrice, coltivato nell’isolamento del nascondiglio segreto e nutrito di riflessioni sempre più mature. Dai 15 anni
Una storia vera raccontata come un romanzo, ma anche come un concerto, quella de Il violino di Auschwitz (Interlinea; 8 euro). Anna Lavatelli dà voce a un prezioso Collin-Mézin con una stella gialla incisa sul dorso per seguire l’odissea di Eva Maria Levy e la sua famiglia. Cicci (in casa la chiamano così) è una ragazzina allegra e vivace, appassionata di musica e quasi certamente destinata a una brillante carriera di violinista.
La sua è una famiglia agiata, cui non manca nulla, se non fosse che la guerra cambia tutto: i Levy sono ebrei, le leggi razziali fasciste li escludono dalla vita pubblica e dalla scuola e con l’8 settembre del ‘43 arriva il peggio. La caccia agli ebrei li costringe a fuggire ma intercettati dalle SS mentre vogliono raggiungere la Svizzera Cicci, il fratello Enzo e la mamma vengono arrestati, spediti ad Auschwitz, internati e separati. Nella valigia di Cicci è nascosto il suo amato violino da cui non ha mai voluto separarsi. Da oggetto del cuore, il Collin-Mézin diventa il compagno della disperazione nell’inferno del campo dove la ragazzina è costretta a suonare per i gerarchi delle SS con l’orrore negli occhi e nel cuore. Il violino sopravviverà alla tragedia e a Cicci. Malandato e riaggiustato dalle sapienti mani di un liutaio e poi acquistato da un collezionista che ne scoprirà un messaggio segreto, il violino sarà per sempre il testimone di una giovane vita interrotta e di una follia che non va dimenticata. Dai 10 anni
Tre penne raffinate, tre autrici di grande talento, tre racconti che si incrociano aprendo ai lettori uno squarcio su un lungo e drammatico periodo della nostra Storia recente. Gli anni bui della Guerra, della dittatura fascista nel nostro Paese e del nazismo che imperversa in Europa, della persecuzione degli ebrei e delle deportazioni. Una Storia raccontata attraverso gli occhi di chi all’epoca era bambino e dentro quella folle violenza ha perduto la propria infanzia. Per onorare il Giorno della Memoria, Il Battello A Vapore manda in libreria un libro che ne raccoglie tre del proprio catalogo, riuniti con un unico titolo che ne contiene l’intento profondo, Vogliamo ricordare (16 euro), ovvero, come recita il sottotitolo “Storie e parole per raccontare ai ragazzi gli orrori della Seconda Guerra Mondiale”.
Un viaggio nella memoria che parte con Teresa Buongiorno e Io e Sara, Roma 1944 dove in una capitale in cui la vita quotidiana è sconvolta dai bombardamenti e dai rastrellamenti, l’amicizia tra Isabella e Sara, bambina ebrea, la generosità tra famiglie e il coraggio delle suore che proteggono gli ebrei costituiscono il germe di un’umanità che non si dà perduta e non si lascia sopraffare dalla violenza. Con le voci di Emma, ragazzina ebrea milanese, di Karl giovane rom austriaco e persino con quella del cane lupo delle SS Eisen, Eliana Canova porta i lettori oltre i cancelli di Auschwitz-Birkenau, dove ebrei e sinti sono destinati allo sterminio. Ho visto i lupi da vicino racconto ispirato a una drammatica storia vera, è la testimonianza di un inferno in crescendo in cui persino la bestialità animale cede per sfinimento. Ma anche la prova che c’è salvezza nella pietà, nella cura della propria umanità e nell’amicizia. Un passato di cui fare memoria perché ciò che è stato non si ripeta. Tocca a Lia Levi infine concludere con un’operazione di verità che annoda memoria e informazione. Che cos’è l’antisemitismo risponde con puntualità e chiarezza alle domande cruciali sul razzismo, i pregiudizi, l’odio e le persecuzioni nei confronti degli ebrei. Dagli 11 anni
Il nome di Israel Kalk non è noto al grande pubblico come meriterebbe. La sua storia di giovane ebreo costretto a lasciare prima la Lituania poi la Lettonia per approdare in Italia dove daccapo si trova a fare i conti con le leggi razziali, la perdita del lavoro e l’espulsione del figlio da scuola, per troppo tempo è rimasta sconosciuta. Eppure è merito suo, della moglie Giorgetta e di alcuni loro amici, la nascita nel 1939 a Milano della Mensa dei Bambini, un’organizzazione di assistenza che oltre ai pasti procurava ai piccoli profughi ebrei - le cui famiglie malamente sopravvivevano all’isolamento sociale e alle persecuzioni della dittatura fascista - indumenti e medicinali oltre che attività di doposcuola e intrattenimento.
E merito di Anna Sarfatti se ora questa iniziativa, anche qui raccontata come un romanzo, viene alla luce, ricostruita in questo libro intitolato Pane e ciliegie (Mondadori; 16 euro), deliziosamente illustrato da Serena Riglietti. Iniziata come una merenda improvvisata e condivisa tra Motele, il figlio di Israel, e alcuni coetanei denutriti e affamati ai giardini di Porta Venezia, nutrita dall’attenzione di Kalk per i bambini e il suo desiderio di dar loro oltre la merenda un pasto, la Mensa cresce tra molte difficoltà e rischi, fino a fare breccia nella generosità di tante famiglia che con le loro donazioni rendono possibile il miracolo. Una storia straordinaria, di determinazione e caparbietà, oltre che di speranza, che incrocia tante storie di bambini e ragazzi tutta da scoprire. Dai 12 anni