Scaffale basso. Il lutto, la perdita, e poi una notte sulle scale...
Cosa succede quando si perde improvvisamente una persona cara? Come reagire al senso di smarrimento, alle paure e alla disperazione che si accompagna a una ridda di domande che restano senza risposte sul perché delle cose? C’è un antidoto che può lenire il vuoto e il dolore? A casa Viviani tutto succede come un fulmine a ciel sereno. È una famiglia di musicisti, o quasi: cantante lirica la mamma, Lara, donna di grande fascino ma fragile; compositore, pianista, insegnante Olmo il padre. E poi i ragazzi: Anita, sedicenne dal carattere dolce che suona il violoncello e frequenta il conservatorio e il piccolo Nic, l’unico refrattario a musica e strumenti, oltremodo geloso degli impegni che gli sottraggono la mamma.
Proprio alla vigilia della prima di Carmen, che dovrebbe segnare il rientro sulle scene di Lara dopo un lungo periodo di assenza, Olmo muore in un incidente d’auto. E da allora niente sarà più come prima. Senza Olmo - un nome che nel richiamare la maestosità dell’albero, suggerisce quanto la sua presenza giganteggi nella storia - la famiglia piomba in un tale smarrimento che tutti sembrano perdere la propria identità; Lara in prima battuta, incapace di affrontare la morte, si chiude in un mutismo assoluto e in un’assenza patologica. Impassibile a ogni presenza e a ogni voce attorno a lei. Tocca ad Anita occuparsi della madre, consolandola e accudendola come una bambina, e del fratellino, in un ribaltamento di ruoli che giorno dopo giorno la logora e rischia di trascinarla nello stesso vortice che sembra inghiottire la madre. Attorno ai Viviani c’è però un gruppetto di anime buone che con garbo e intelligenza danno consigli, aiuto e supporto più di quanto non facciano i parenti più prossimi. E questo è ciò che può tenere in vita le persone quando pensando di aver perso tutto. Soprattutto c’è Ettore, il ragazzo del quinto piano di cui Anita è cotta e che Olmo aveva soprannominato Moby Dik, per prendere in giro la figlia, perché come la balena bianca ossessione del capitano Achab non si faceva catturare. E poi una notte sulle scale - l’ultimo romanzo di Daniela Palumbo pubblicato da San Paolo (14,50 euro) – è un racconto dalle tante suggestioni in cui la musica e il tema della perdita s’intrecciano con la generosità e con la tenerezza dei sentimenti sbocciati tra le scale di un condominio. Il vero antidoto al dolore. Dai 15 anni
Inghilterra primi anni del Novecento. Rex, un cucciolo di Fox Terrier, viene scaricato da uno zio un po’ pazzoide nella famiglia del piccolo protagonista della storia, perché lo si allevi per conto suo. Essendo lui troppo indaffarato per farlo. In questa casa dove solo i due bambini, Jonny e la sorella, lo amano e con candore adorano le sue malefatte mentre gli adulti non lo sopportano, Rex si comporta da vero padrone, carino e amorevole a vedersi, ma disobbediente, impetuoso e irrequieto. Piccola furia impossibile da ridurre alla ragione e alla buona educazione, pronto a ringhiare e mettere in azioni i dentini affilati come lame, ad attaccare gli estranei, morsicare e strappare i vestiti, e poi a incassare sonore e assurde bastonature.
Finché un giorno ricompare lo sconsiderato zio che vuole riprendersi Rex. Firmato da D.H. Lawrence, Rex (8,50 euro) è uno dei primi racconti d’autore della nuova collana di Orecchio Acerbo, “Pulci” diretta e illustrata da Fabian Negrin. “Storie che saltano in testa – spiega l’editore - lasciando il prurito contagioso della lettura. Piccoli capolavori ritrovati, grandi autori classici che ci consegnano schegge d’infanzia indimenticabili. Bambini che si misurano con un mondo severo, estraneo e, spesso, assurdo e incomprensibile: quello degli adulti”. Gioiellini anche dal punto di vista della veste editoriale, raccontano storie di bambini, anche loro piccole pulci, talvolta invisibili e più spesso fastidiose agli occhi del mondo adulto. Accompagnano “Rex”, "Canituccia" di Matilde Serao e "Lo zio del barbiere e la tigre che gli mangiò la testa" di William Saroyan.