Scacciare una zanzara Con la Sla non c'è verso
È molto complicato per me riuscire a spiegare come la Sla abbia cambiato il rapporto tra me e il mio corpo, le mie percezioni, i messaggi che ricevo. Qualche mese fa la mia figlia più piccola, Camilla, mi ha chiesto (conoscendola, credo dopo averci pensato su parecchio): «Ma tu senti dolore?». Non posso dire di provare dolore, sicuramente nulla di lancinante o insopportabile; piuttosto è un indolenzimento costante con, di quando in quando, fitte anche molto acute soprattutto alle articolazioni, mentre i muscoli avvizziscono e ne perdi il controllo. A un certo punto succede che ti accorgi che hai smarrito il tuo senso dell'equilibrio e anche la percezione di te stesso nello spazio. Fino a quando non ti fermi.
Ma, quando ti fermi, non è che il tuo corpo smetta di mandarti segnali. E se pensate che il peggio siano gli indolenzimenti o le fitte beh, siete del tutto fuori strada. Pensate piuttosto a quante volte, nell'arco di una giornata, vi portate senza neanche rendervene conto una mano al viso e vi sfiorate il naso, una guancia, un orecchio, o la fronte per scacciare un solletico improvviso, un prurito leggero (o anche persistente, non cambia molto); oppure pensate a una zanzara che vi si poggia addosso, o a una mosca, o a una vespa e a come immediatamente, istintivamente, vi agitiate per allontanarle. Ci avete pensato? Sì? Bene, e adesso provate invece a immaginare di non avere la possibilità di sfiorarvi il viso, né di difendervi da un semplicissimo insetto, perché la vostra mano non ce la fa a sollevarsi neanche di un centimetro; e tutto questo quando invece quelle sensazioni di solletico, di prurito ti arrivano moltiplicate per mille rispetto al normale. E c'è da impazzire, lo giuro, centinaia di volte ogni giorno. Non so se si tratti di un qualcosa legato alla malattia o di un riflesso psicologico. Ma nel "nuovo" rapporto che ho con il mio corpo questo è l'aspetto più difficile da gestire.
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