La parola fine sul caso Avetrana sembra non arrivare mai. Anche la docu-serie Sarah. La ragazza di Avetrana, in onda da martedì alle 21,15 su Sky Documentaries, pone interrogativi sulla sentenza che ha condannato all'ergastolo Sabrina Misseri e la madre Cosima per l'omicidio della cugina e nipote Sarah Scazzi. Tratta dall'omonimo libro di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, la docu-serie, scritta con Matteo Billi e Christian Letruria, ricostruisce, in quattro puntate di un'ora ciascuna, tutta la vicenda, non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche e soprattuto mediatico, visto l'interesse morboso che il caso suscitò arrivando al punto che persino la notizia del ritrovamento del cadavere della quindicenne fu data in diretta tv nel corso di un “Chi l'ha visto?” con ospite la madre Concetta Serrano. Quello di Sky è un lavoro che comunque evita ogni spettacolarizzazione, anche quando ricorre a momenti fiction. Essenzialmente dà voce a parenti, magistrati e giornalisti divisi tra colpevolisti e innocentisti. Ma sono proprio questi ultimi a instillare i dubbi. Per di più una delle didascalie finali ci dice della condanna del fioraio Giovanni Buccolieri «per false dichiarazioni ai pm dopo aver ritrattato la sua testimonianza e dichiarato che quello che aveva raccontato era solo un sogno». Come si ricorderà la dichiarazione di Buccolieri, che avrebbe visto Sarah fatta salire a forza sull'auto della zia, fu considerata importante anche se poi, per la verità, il processo si è basato su tanti altri indizi arrivando a una sentenza passata in giudicato e quindi definitiva dopo i tre gradi di giudizio. Nonostante questo, la docu-serie di Sky tende di fatto a favorire l'idea che la pressione mediatica e la conseguente pressione dell'opinione pubblica abbiano condizionato anche i giudici.