SAPERE DI NON SAPERE
Si discute, così, delle solite questioni riguardanti la scuola italiana, coi suoi difetti e i suoi pregi, con la fatica del suo procedere e così via. A un certo punto, quando parliamo della formazione degli insegnanti, quella docente mi ricorda una considerazione dello scrittore tedesco Friedrich von Schlegel (1772-1829), l'avversario ideologico di Goethe, iniziatore della poetica romantica. Mi sono mentalmente annotato quella frase e la propongo oggi ai miei lettori perché penso valga per tutti e non solo per chi insegna o deve operare nel mondo della cultura. Infatti, se si è veramente intelligenti, si comprende che l'orizzonte della conoscenza è sterminato, anche per quanto riguarda le scelte pratiche, ed è perciò necessario porsi in atteggiamento costante di ricerca, di approfondimento, di ascolto. E' solo l'ignorante becero e ottuso che crede di sapere già troppo e di poter pontificare su tutto, senza mai accogliere suggerimenti o critiche. Sapere di non sapere è certamente un segno non solo di umiltà ma di intelligenza. E la vera intelligenza non è tanto quella misurata coi test, spesso fallaci, come diceva di un suo personaggio lo scrittore americano Saul Bellow: «Era un imbecille con un alto quoziente intellettuale». E', invece, la ricerca appassionata e costante della verità che è infinita come Dio, il suo Signore.