SAPER PERDERE
faccio basandomi su una frase che va un po' oltre nel tema e che appartiene a una delle opere più acclamate anni fa, ora un po' appannata, Madre Courage e i suoi figli, dramma del tedesco Bertolt Brecht (1939), reso popolare da noi soprattutto ad opera di Giorgio Strehler. Due sono, dunque, le considerazioni che vorrei suggerire. La prima, più generale, è su un'arte difficile da
praticare, quella appunto della dignità della sconfitta, cioè del saper accogliere un insuccesso senza inveire, senza vittimismi, senza eccessi di ogni genere. È sempre meglio perdere per un'idea e per un atto di cui si è convinti che vincere per una scelta spregevole o per un inganno. La seconda osservazione riguarda, invece, quello che dice Brecht. Ci sono perdite che possono essere proficue non solo perché fortificano lo spirito e rendono più realistica la nostra visione della vita, ma anche perché ci conducono verso altre strade e mete. Importante è non scoraggiarsi e non avvolgersi nel bozzolo dell'inerzia o della
sdegno.