Molti pensano e scrivono (in tutto il mondo) che in Italia non si "respira" più, almeno da un ventennio, il profumo delle grandi sfide. Che dal Dna italiano sembra esser svanita quella voglia di stupire con la forza della creatività, e di osare con la sana incoscienza di chi ha poco da perdere, che hanno fatto grande il nostro Paese nelle fasi storiche migliori. Se tutto questo è vero, val la pena rimarcare ogni segnale che si muove in direzione contraria: due battaglie, in particolare, mi hanno colpito negli ultimi giorni. La prima è quella ingaggiata dal Comitato Olimpico Roma 2024, a livello internazionale e nel Paese. Se la Capitale potrà "rinascere", e dalle colonne di "Avvenire" è stato già sottolineato in più occasioni, sarà anche grazie a progetti ambiziosi e a forte vocazione globale come questo. Tra mille difficoltà di sistema il tandem Montezemolo-Malagò – con il giusto (e prezioso) supporto del premier Matteo Renzi – è riuscito a definire un progetto olimpico affascinante e sostenibile, che non ha nulla a che fare con i grandi sprechi di alcuni eventi mondiali del passato. Eppure, una sciagurata campagna elettorale ha messo al centro della contesa proprio la candidatura olimpica di Roma, trasformando un sogno possibile di domani nelle certezza d'un dibattito da incubo oggi.La seconda battaglia è quella lanciata ieri da Marco Gay, leader dei Giovani Imprenditori di Confindustria, dalla kermesse annuale di Santa Margherita Ligure. Non ci interessa la logica del decimale di punto in più o in meno di crescita, né ci appassionano le beghe tra partiti che inquinano la libertà di giudizio dei cittadini, ha detto in sostanza il presidente degli juniores confindustriali. Vogliamo semplicemente tornare a "correre", per dimostrare al mondo quanto vale la capacità di fare impresa degli italiani. Non un'utopia, ma un obiettivo possibile: ricreando in Italia un ambiente favorevole all'industria, favorendo la diffusione delle start up ad alto tasso di tecnologia, allineando il rendimento delle istituzioni a quello dei tanti operatori economici seri.Sono due esempi dell'Italia che torna a pensare in grande. Superando la "sindrome della crisi", che rende ogni notte buia e tempestosa. Anche quando l'alba è già iniziata.@FFDelzio