Ieri sul “Messaggero” uno splendido supplemento: «San Pio a Roma». 16 pagine piene su «L'evento» imponente: «L'analisi, L'Intervista, I miracoli, Il reportage, Il ricordo, Le Star». Testimonianze e racconti: il cardinale Cottier, Pippo Baudo, Renzo Arbore, Fausto Coppi, Vip assortiti, ecc. Ottimo: la vita e le opere di san Pio hanno alla base la stessa Misericordia di Dio diffusa sulla terra che è stato anche il carisma proprio del mitissimo San Leopoldo, in cui ha soprattutto regnato la tenerezza. San Pio ha avuto anche serie di peripezie ecclesiastiche pro e contro tra Papi, cardinali, vescovi, gruppi di preghiera, banche, ospedali e leggende… Su questo grandi pagine, anche ieri, con un neo. Nel sommario (p. V) leggi: «Padre Agostino Gemelli lo esaminò e il giudizio fu negativo». Idem nel testo: «L'esame più severo fu quello cui lo sottopose il medico francescano Agostino Gemelli, paladino della razionalità scientifica, che si recò a San Giovanni Rotondo e tornò con un'idea molto negativa». Che dire? Certo «l'idea» di padre Gemelli fu negativa, ma non ci fu alcun «esame». Gemelli arrivò nel Convento il 19 aprile 1920 e al mattino dopo vide padre Pio cui disse che voleva fare «un esame clinico delle lesioni» (le stimmate), questi gli chiese se aveva «autorizzazione scritta», e alla risposta negativa replicò: «In questo caso non sono autorizzato a mostrarvele». E se ne andò: il tutto in «3 o 4 minuti» (cfr. E. Malatesta, “La vera storia di Padre Pio” (Piemme, 1999, p.169), confermato anche da Sergio Luzzatto: “P. Pio” (Einaudi, 2010, p. 79). È noto da anni! I conti vanno sempre fatti con la storia: i giornali di carta sono “effimeri” – durano un giorno solo – ma le cose scritte restano in testa ai lettori. Se imprecise o del tutto false fanno danno: anche a chi scrive.