Se è vero, come credo, che la mancanza di un pubblico di lettori ha debilitato in questi anni la poesia, e se è vero che la critica pubblicitaria, cioè la mancanza di vera critica, sta uccidendo anche il romanzo come disse Orwell negli anni Trenta, che cos'è, mi chiedo, che sta facendo sparire o dimenticare la saggistica come forma letteraria? La mia ipotesi è che la sovrapproduzione di saggistica accademica e specialistica, saggistica cioè non letteraria scritta da esperti, studiosi, ricercatori con fondi di ricerca che scrivono trattati monotematici di centinaia di pagine e interminabili bibliografie, sta interrompendo la tradizione del saggio come genere letterario: quello, per intenderci, praticato da scrittori come Proust e Virginia Woolf, Valéry e Eliot, Montale e Auden, Edmund Wilson e Mario Praz, Pasolini e Calvino... tanto per ripetere i nomi più famosi. Oggi chi dice saggistica pensa invece e soprattutto ai libroni di autorevoli docenti universitari, noti studiosi, professori eminenti, ricchi di titoli e di cariche istituzionali, la cui scrittura è impeccabilmente neutra e incolore, anonima e sterilizzata da ogni vibrazione emotiva, tonalità stilistica, umorismo, ironia o deplorazione. È chiaro che l'accumulo, doveroso per gli studiosi, di una grande quantità di dati non facilita quella libertà e naturalezza di movimento di cui ha bisogno il linguaggio letterario, anche quando si tratta non di narrativa e poesia, ma di prosa riflessiva e di pensiero.
In una lettera al suo amico Engels, anche Marx si lamentava del fatto che l'enorme materia su cui era costretto a lavorare per scrivere Il capitale, peggiorava il suo stile, rendeva la sua prosa rigida e legnosa. C'è da chiedersi: si fondava sullo studio e sulla scienza la saggistica classica intesa come letteratura? O nasceva invece dallo scambio epistolare, dal discorso in pubblico, dalla conferenza, dal dialogo, dalla confutazione polemica, dalla satira e dall'autobiografia? Senza una voce umana che interroga, risponde, discute e conversa non può esserci vera saggistica.