Ruolo delle voci cristiane al tempo del congelatore
Come è noto, per ciò che riguarda le nostre reazioni a ciò che accade sulla scena pubblica il sistema dei media concorre non poco a questa crioanestesia. Lo fa con un'overdose di notizie che genera assuefazione: troppe notizie, nessuna notizia, si dice non senza ragione. Lo fa raccontando ogni cosa come fosse una fiction, con il risultato che quando una storia finisce smette di interessarci, anche se riflettere sulle sue cause e sui suoi effetti potrebbe essere vitale per il bene comune. Lo fa con la preferenza per le «cattive notizie», così radicata nel nostro modo di raccontare che persino il neonato inserto «Buone notizie» del “Corriere della sera”, qualche giorno fa, per titolarne una buona non ha resistito a darne anche una pessima ( tinyurl.com/yco2rnvx ).
Riprendendo il parallelo con “Rigantur mentes”, dentro questo congelatore collettivo sembrerebbe ancor più difficile riscaldare i cuori e le coscienze con le parole che provengono dalla fede. Eppure ogni volta che ripercorro, accompagnato dai robot-aggregatori, le notizie religiose del giorno ritrovo, insieme a tanto altro, anche quelle di voci di cristiani, in ogni parte del mondo, a ogni livello gerarchico, levate per “scongelare” su questioni di rilevanza civile qualche porzione di opinione pubblica. Che le ascolta.