Gli eremiti e i monaci sono i nostri «fari» che indicano nel buio il sicuro approdo tra le braccia di Dio. Così è da sempre, come testimonia la vicenda di san Romualdo, fondatore della Congregazione Camaldolese, che visse la vita intera alla ricerca della voce di Dio nella solitudine da eremita. Era nato a Ravenna tra il 951 e il 953 e a causa forse di un fatto di sangue che segnò la sua nobile famiglia si decise per la vita monastica. Dopo un'esperienza di formazione in Spagna, tornò in Italia nell'anno 988 portando il sogno di una riforma del monachesimo benedettino sull'Appennino. Nel 1001 divenne abate di Sant'Apollinare in Classe, ma un anno dopo abbandonò l'incarico, vivendo per un periodo a Montecassino e poi in una grotta presso Rovigno. Infine nel 1012 fondò l'eremo di Camaldoli, cuore della Congregazione Camaldolese. Morì nel 1027 a Valdicastro (Fabriano). La sua vicenda umana venne narrata da san Pier Damiani, che scrisse una «Vita di San Romualdo» circa 15 anni dopo la sua morte.
Altri santi. Santi Gervasio e Protasio, martiri (II-III sec.); santa Giuliana Falconieri, vergine (1270-1341).
Letture. Romano. Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17.
Ambrosiano. Sir 18,1-2.4-9a.10-13b; Sal 135 (136); Rm 8,18-25; Mt 6,25-33.
Bizantino. Rm 2,10-16; Mt 4,18-23.