Roma, ma che figura con Losi Nicolussi Caviglia legge per tutti
ed è volato via per sempre, a 88 anni, domenica scorsa, dopo 70 primavere vissute con amore infinito verso la Roma e la sua Città. Per sedici stagioni, dal ’54 al 1969 era stato la bandiera romanista e quando appese gli scarpini era il giallorosso con il maggior numero di partite disputate, 455. Un primato superato solo ai giorni nostri, dal “Capitano” Francesco Totti e da “Capitan Futuro” Daniele De Rossi. Due ragazzi, «due nipoti», per Losi che quando gli parlavi di Francesco e Daniele gli brillavano gli occhi, gli veniva voglia di tornare in campo con loro per conquistare quello scudetto che sognava soprattutto per la gente, per i tifosi. E quelli, i tifosi, non dimenticano. Lunedì scorso prima di Roma-Cagliari si sono ricordati anche dell’ex Claudio Ranieri, allenatore dei sardi, tributandogli uno striscione che dice tutto: «Con la tua romanità c’hai fatto innamorà. Mr Ranieri uno di noi per l’eternità». Stessa riconoscenza dalla Curva Sud per Losi: «Giacomino core de Roma». Invece è stato completamente dimenticato dall’AS Roma. Al suo funerale, celebrato alla
Parrocchia di Santa Paola Romana, il parroco don Gianni Di Pinto davanti al feretro di Losi non si è ritrovato neppure un ex giallorosso. Per non parlare dei campionissimi della formazione allenata da De Rossi. Martedì era il loro giorno libero ma né il tecnico (che si è scusato con «un messaggio sincero» mandato al figlio di Losi, Roberto), né l’ultima delle riserve si è presentata in chiesa per rendere l’ultimo doveroso omaggio a un simbolo della storia giallorossa. Colpa degli americani Friedkin, certo, che di questa storia non conoscono neppure le pagine tricolori scritte dalla Roma di Capello all’inizio di questo secolo. I calciatori stranieri idem, sono di passaggio, vanno e vengono e si affezionano sempre meno alla storia e alla cultura di un club. I romani veraci poi, nella rosa di De Rossi non si contano neppure sulle dita di una mano. Ma tutto questo non basta a giustificare l’assenza e un vuoto di memoria che è stato appena riempito da un gruppo di under 18 che fanno almeno sperare che un giorno si ricorderanno di essere stati al funerale di un campione di umanità, prima che del calcio, come Giacomino Losi. La speranza è tutta riposta in questi millennials fra i quali ogni tanto spunta la mosca bianca. Nel caso di Hans Nicolussi Caviglia dobbiamo parlare di mosca bianconera. Il 23enne centrocampista della Juventus ha confidato a Emanuele Gamba di Repubblica che ai social preferisce le canzoni di Guccini, che sta leggendo La montagna incantata di Thomas Mann ed è allenato per affrontare I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Da Nicolussi Caviglia arriva anche la risposta in merito alla superficialità di tanti suoi giovani colleghi: «Comprendo che qualcuno è fatto e cresciuto in modo diverso, che diversi sono i valori etici e morali». Ct Spalletti, lo convochi subito in Nazionale! © riproduzione riservata