Sabino Caronia ha raccolto i suoi «Percorsi letterari da D'Annunzio ai contemporanei», usciti nell'ultima ventina d'anni in riviste o in Atti di convegni, in un volume intitolato L'ultimo sorriso di Beatrice (EdiLet, pagine 272, euro 17). Ottima iniziativa, perché, come ha scritto Fabio Pierangeli, «la parola, nella saggistica narrativa di Caronia, mantiene una dimensione corporale. Apre mondi nuovi, in autori prediletti, riproposti infinite volte, scavando un monolito in cui è scritta un'origine e una sintonia. Ogni volta è un risveglio». I saggi sono divisi in due categorie: "Poesia: La ferita dell'essere" e "Prosa: Un atomo di verità". Dodici saggi per ciascuna sezione: i poeti analizzati sono D'Annunzio, Belli, Luzi, Quasimodo, Bassani, Maffia, Cristini, Fiore, Guidacci, Marniti, Campo; le dodici prose vanno da "L'affaire Moro e la letteratura" a "Borges e Dante", passando per Stanis Nievo, Corrado Alvaro, Tomasi di Lampedusa, Italo Calvino, Franz Kafka, Ignazio Silone, Marco Onofrio, Luigi Santucci, Giovanni Testori, Chesterton, Bulgakov. Ampio assortimento che testimonia la vastità degli interessi di Caronia, secondo un'angolazione di realismo non meramente letterario, bensì attento alle implicazioni morali della letteratura. E sempre in tono lieve, senza che la pur rigorosa documentazione spenga la libertà narrativa. Ne darò un esempio analizzando, forzosamente in breve, un autore per ciascuna sezione. Tra i poeti, scelgo il capitolo «Salvatore Quasimodo "nel corpo e nello spirito"», originariamente apparso negli Atti della Giornata di studio sul Nobel 1959, celebrata a Roma il 13 maggio 2002. Quasimodo poeta da riscoprire? Direi di sì, e il saggio di Caronia va in quella direzione, perché Quasimodo va liberato dalle polemiche che rischiano di soffocarlo, polemiche, peraltro, di cui egli stesso ha qualche responsabilità. Merito di Caronia è la valorizzazione degli apporti critici di Oreste Macrì, il più profondo conoscitore della poesia quasimodiana che, nella Prefazione alle "Poesie" (1938) diede a Quasimodo visibilità e autorevolezza. Quella Prefazione confluirà nel volume La poesia di Quasimodo (Sellerio, 1986) che contiene anche un ampio scambio di lettere tra il critico e il poeta, amici non senza frizioni tanto che Quasimodo per la prefazione a Ed è subito sera (1942) preferirà affidarsi a Sergio Solmi. Caronia affronta senza reticenze la religiosità di Quasimodo, anzi, il cristianesimo di Quasimodo, che Macrì aveva immediatamente colto. «La conversione dalla "poetica della parola" nelle "parole della vita" non è mistica o culturale, ma riflettente sulla coscienza e ragione delle cose, degli oggetti reali e simbolizzatori della natura e del sentimento». E Caronia: «Il primato della vita sul sogno, del vissuto sul sognato, è frutto dell'esperienza cristologica, della riflessione a proposito dell'incarnazione». Ma siamo già in fondo alla colonnina e ci sarebbero ancora tante cosa su cui ragionare. Per la campionatura della Sezione prosa, avevo scelto Borges e Dante: ne parleremo mercoledì prossimo.